Peppermint – L’angelo della vendetta

20/03/2019

di Pierre Morel
con: Jennifer Garner, John Gallagher Jr., John Ortiz, Juan Pablo Raba, Annie Ilonzeh

Tema complesso e delicato quello affrontato da Pierre Morel (di cui ricordiamo ancora l’indifendibile “Taken – La vendetta”): il sistema è corrotto, dai tribunali non si ha giustizia, e quindi ci si deve arrangiare e fare da sé.
Una decina di anni fa, nella recensione del bel film di Neil Jordan “Il buio nell’anima”, azzardavamo un paragone tra il personaggio interpretato da Jodie Foster, che si improvvisava assassina, e il Django reso celebre da Franco Nero. Se quelle due figure reagivano a un torto gravissimo subito nella sfera personale (l’uccisione delle persone amate), Morel sceglie invece di conferire alla sua storia di vendetta una dimensione “collettiva”.
Novella Rambo in versione femminile (scrivere “Ramba” farebbe erroneamente pensare alla pornostar degli anni Ottanta), l’affascinante Riley North per perseguire il suo obiettivo scatena una lotta sanguinosa in cui si mette contro narcotrafficanti e forze dell’ordine.
La protagonista si mostra spietata e compie un autentico massacro, ma – trovata originale? – si scopre che il popolo del web, nel commentare in tempo reale le prodezze della donna, è dalla sua parte. In breve, la “gente”, termine da maneggiare con prudenza, è con lei, perché compie azioni che le istituzioni (a cui spetterebbe la salvaguardia dei diritti e dell’incolumità dei cittadini) non intraprendono a causa di corruzione, ignavia o disinteresse. North diventa rapidamente la paladina della giustizia, nonostante i delitti brutali di cui si macchia.     
“Peppermint – L’angelo della vendetta” ripropone, insomma, un argomento assai controverso, dibattuto da decenni a partire da pellicole quali “Ispettore Callaghan: il caso Scorpio è tuo!”, e cioè la legittimità di farsi giustizia da sé. La risposta degli spettatori dipenderà, ovviamente, dalle idee personali. Nel nostro paese, non lo escludiamo, chi ha guardato con ammirazione i cittadini che hanno compiuto omicidi per difesa personale si accenderà di entusiasmo. Chi invece dovesse storcere il naso di fronte all’impostazione del film, e non trovare diletto nelle due ore di scene rocambolesche offerte dal regista, magari potrà rilevare che la storia non è particolarmente avvincente, e che la costruzione di un’atmosfera di tensione è lacunosa. Che poi il contenuto di tante sequenze sia improbabile, non possiamo segnalarlo come errore: eliminare un ingrediente così essenziale significherebbe tarpare le ali a gran parte degli action movie in circolazione da molti anni a questa parte.
Sarebbe ingiusto non segnalare almeno qualche spunto interessante (ad esempio, la macabra icona venerata dal capo dei trafficanti, e il “piccolo” colpo di scena verso la fine), ma di certo “Peppermint – L’angelo della vendetta” non è un’opera di cui caldeggiare la visione.

Voto: 6,5

Andrea Salacone