Un giorno di pioggia a New York
28/11/2019
di Woody Allen
con: Timothée Chalamet, Elle Fanning, Selena Gomez, Jude Law, Diego Luna e Liev Schreiber
La tentazione dell’Elisir di giovinezza che inquina i rapporti e si infiltra subdola nel mondo patinato, irreale e surreale di Hollywood, con i suoi Déi corrotti dell’Olimpo dello star system. L'ultimo film di Woody Allen "Un giorno di pioggia New York" è un po' tutto questo. L'impronta è decisamente autobiografica venata da forti tratti di profonda, disarmante autoironia. La costruzione dei personaggi e il climax che pervade tutta la narrazione ha un che di magico e di surreale al tempo stesso, e la storia è praticamente perfetta, una spina avvelenata nel fianco dell'alta borghesia ebraica newyorkese, con i suoi vizi, i suoi riti da jet set, le sue paranoie e, soprattutto, le sue noie tutte concentrate nelle sontuose e mondanissime feste all'interno di dimore sontuose prive di Pathos. Ci sono, nell'ordine: Ashleigh (Elle Fanning), studentessa ventunenne del college che dimostra otto anni di meno (ed è per questo che gli uomini maturi si accertano prima della sua vera età, sbirciando la sua patente di guida!), coltissima in filmografia americana ed europea, aspirante giornalista cinematografica; il regista introverso Roland Pollard (Liev Schreiber) in crisi esistenziale ma che si riaccende come fiamma sotto la brace al primo contatto con l'ingenuità e la freschezza innocente di Ashleigh; lo sceneggiatore famoso, ombra e anima di Pollard, Ted Davidoff (Jude Law), che gigioneggia con tutte le attricette che gli passano tra le mani, salvo ad andare su tutte le furie per il tradimento della moglie con il suo miglior amico; l'attore famoso predatore seriale di femmine navigate e soprattutto inesperte, Francisco Vega (Diego Luna).
Infine c'è lui, Gatsby (Timothée Chalamet), il giocatore d'azzardo super fortunato, fidanzatino alla Woody Allen di Ashleigh, anticonformista, intellettuale, raffinatissimo e fuori dagli schemi per la sua età, appassionato dei luoghi più artistici e affascinanti della Grande Mela, nonché pianista dilettante di piano bar. Poiché il luogo geometrico degli affetti è il Triangolo, non può mancare per ogni protagonista il terzo elemento. Per gli adulti, ormai marciti e irrecuperabili, il nuovo vertice è proprio Ashleigh, mentre per Gatsby è la giovane Chan (Selena Gomez) che viene dal suo passato quando ancora bambina raccoglieva tutte le confessioni della sorella, girlfriend di Gatsby all'epoca. Sarà proprio l'orologio di musica di Delacorte in Central Park la chiave di volta del film, che risulta un'opera molto matura, spietatamente introspettiva e autobiografica di Woody Allen, in cui non solo si progetta e si realizza una sorta di "Blow-up" del mondo artificiale hollywoodiano e dei suoi stereotipi, ma si crocifigge con grande sapienza letteraria (qui le battute sono sintesi molto raffinate dell'ironia alla Oscar Wilde) il mondo dei super ricchi newyorkesi e americani, in generale, mentre il rapporto di odio-amore tra madre e figlio inverte all'improvviso le sua forza centrifuga distruttiva, per portarsi con moto opposto verso un centro massivo insospettabile.
Voto: 8,5
Maurizio Bonanni
Woody Allen, che ama il Cinema Italiano e ce lo ha detto più volte omaggiando Fellini, De Sica e Monicelli, deve aver amato in modo particolare Lo Sceicco Bianco perché per la seconda volta ne fa una sorta di remake. La prima è un episodio del poco riuscito To Rome with love, ora in “Un giorno di pioggia a New York”, benché in un contesto del tutto differente e nella tipica ambientazione del jet set americano, possiamo subito rintracciarne gli echi e a metà film ci rendiamo conto che ne sta ricalcando e rivoluzionando la vicenda. D’altra parte è una specialità di Woody realizzare dei remake mascherati, si pensi a Blue Jasmine e Un tram che si chiama desiderio (e all’opera di Tennessee Williams torna ad ispirarsi nel finale di La Ruota delle Meraviglie). Così nella malinconia un po’ magica di questo week end di pioggia newyorkese dove i progetti romantici di una giovane coppia falliscono per imprevisti e inseguimenti a divi del cinema e dove nascono nuovi ed inattesi incontri ed incroci, si legge anche la dichiarazione d’amore di Woody per il Cinema che si accompagna a quella per la sua città, a cui torna dopo la parentesi europea, mai dimenticata e dipinta sempre bellissima (“New York era la sua città e lo sarebbe sempre stata” dice in Manhattan). Con autocitazioni e ritorni a ciò che nell’immaginario la rende cara (il giro in carrozza per Central Park) e con la freschezza di giovani attori. Delicato e leggero, poetico e sorridente, scivola attraverso le sue strade bagnate verso un finale che ricorda quello di Midnight in Paris, dove anime affini si incrociano per incontri fortuiti e si ritrovano per una seconda occasione, perché amano il battito della pioggia sulla città.
Voto: 8
Gabriella Aguzzi