Ottimistica musica dal musical "Hallo Dolly" e zoomata dal cielo verso la terra. I grattacieli di New York. Ma avvicinandoci, vediamo che sono grattacieli di immondizia compattata in cubi, la musica viene da un vecchio registratore, e il solo abitante di tanta desolazione è un piccolo robot della categoria "Wall.e" (Waste Allocator Load Lifter - Earth Class), addetto incessantemente alla raccolta dei rifiuti. Gli altri sono andati fuori uso, ma lui, grazie all'energia solare, resiste, proseguendo indomito l'oramai inutile compito per il quale è stato progettato. A sera, finito il lavoro, si ritira in un hangar, si leva i cingoli e dispone in scomparti, come una sorta di enciclopedia del nostro passato, alcuni oggettini che, tra la tanta immondizia raccolta, lo colpiscono particolarmente: lo scatolino di un anello, un cubo di Rubik, una forchetta di plastica...Sua unica compagnia, uno scarafaggio e una videocassetta, quella per l'appunto di Hallo Dolly, davanti alla quale sogna romanticamente....
L'umanità? Non si è estinta, pare: semplicemente è fuggita. Il colosso del consumo B&L ha progettato una crociera interspaziale quinquennale, per rilassarsi dallo stress e respirare, dopo tanti miasmi e tanta lordura. Ma sono passati 700 anni, e nessuno ha più fatto ritorno... Finché un giorno giunge sulla terra un altro robot, Eve, col compito di trovare forme di vita vegetale. Wall.e se ne invaghisce; quando Eva, alla vista dell'ultimo ritrovamento di Wall.e, una piantina, la ingloba e si spegne, lui la porta a vedere il tramonto o a giocare ai videogames sperando di risvegliarla, ma niente. E poi l'astronave ritorna e la porta via, e Wall.e allora l'insegue....
Wall.e non è il classico cartone per i più piccini, né per i contenuti
né per le forme (non c'è un protagonista bambino, per dirne una). È,
semplicemente, un capolavoro. Se la seconda parte, soprattutto la
seconda parte della seconda parte, diventa più convenzionalmente un
film d'inseguimento, non mancano mai le invenzioni grafiche, i rimandi
sottilmente cinematografici e una buona dose di cattiveria (gli umani
obesi spaparanzati sui materassini a bere cibi liofilizzati e guardare
la tv), oltre che di fantasia sfrenata. Il finale, poi, è sì lieto, ma
non buonista (tralasciando gli ecologistici e ottimistici titoli di
coda) . Ma la prima parte, per intelligenza, umorismo e poesia, e per
il livello raggiunto dal disegno e dall'animazione, è tra le cose più
belle che si siano mai viste nel genere del cartone animato. Non si
tratta, banalmente, di programmi di computer grafica che san rendere il
pelo e l'acqua meglio della realtà. Qui la genialità è applicata ai
movimenti della macchina antropoformizzata, ai suoi sguardi, ai suoni
emessi dai vari robot e dall'insetto, all'espressività, umanissima e
tenera, data agli oggetti inanimati.
I robot al cinema non sono una novità: da “Corto circuito” al cartone
“Robots”, ma qui la sapienza figurativa e narrativa arrivano a
un'armonia mai vista e a un livello di estrema raffinatezza destinato a
portare Wall.e dritto nella storia del cinema d'animazione e a far
sembrare robetta di poco conto qualunque produzione successiva che non
si adeguerà agli standard (un po' come è stato per il primo Shreck, per
intenderci). E pur tuttavia, le gag da cinema muto della prima parte
son destinate a restare ineguagliate, tanto che non sarebbe un assurdo
candidarlo agli Oscar e premi vari quale "miglior film" in assoluto e
non solo "miglior film d'animazione" (tra l'altro, il messaggio
ecologista-anticonsumista, chiaro ed apocalittico, è di quelli che
piacciono, ed è assolutamente efficace). E che quest'anno ben due film,
diversissimi tra loro, Wall.e e Il petroliere, abbiano scelto un inizio
senza dialogo potrebbe essere significativo: forse, finalmente, il
cinema sta liberandosi della parola per tornare alla pura forma d'arte
figurativa in movimento che era agli inizi
Voto: 9
Elena Aguzzi