Hai il cuore gonfio d'ira? Allora ti serve "Un Amico straordinario", come quello narrato nel film omonimo e tratto da una storia vera, per la regia di Marielle Heller. A lenire le pene di un torvo reporter di una rivista di gossip, Lloyd Vogel (Matthew Rhys), arriva un angelico conduttore di talk per piccini, Fred Rogers (Tom Hanks), che lo invita a partecipare al suo show, in cui la macchina scenica si avvale di paesaggi urbani in miniatura con modellini di macchine, tramvai e aerei che si muovono all'interno di un paesaggio composito di case, grattacieli e giardini di cartapesta. All'interno di questi, un chiosco per pupazzi animati ospita i pelouche parlanti dell'anchormen-burattinaio, che se ne avvale per intrattenere i suoi piccoli spettatori insegnando loro attraverso il gioco le regole di buon senso e le ragioni umane dello stare assieme ai propri coetanei, nel rispetto dell'autorità dei genitori. Lloyd ha una bellissima moglie di colore, Andrea Vogel (Susan Kelechi Watson), e un figlio di pochi mesi ai quali non sa, né può dedicare gli spazi affettivi consoni con la sua realtà di giovane padre e marito, costantemente assente a causa degli impegni di lavoro, di una carriera da giornalista che stenta a decollare e, soprattutto, in ragione di un profondo, angosciante mal di vivere che gli deriva dal suo dramma esistenziale di ragazzo abbandonato dal padre Jerry (Chris Cooper). Lloyd si trova così adolescente ad assistere all'agonia straziante di sua madre, mentre il marito se la spassa a ubriacarsi con le sue numerose amanti facendola soffrire e disperare ancora di più a causa di quei suoi comportamenti scellerati.
Dopo molti anni, Lloyd e suo padre si rivedono alla festa del terzo matrimonio della sorella Lorraine (Tammy Blanchard) e tra i due va in finire in rissa. In pratica, l'intero film rappresenta una sorta di ponte sospeso per l'esercizio dell'arte taumaturgica dell'angelico e suadente Rogers, che parte dall'odio viscerale di Lloyd per la figura paterna fino ad arrivare alla riconciliazione tra i due, favorita dal rapporto ravvicinato che l'anchormen instaura con il suo intervistatore, invitandolo a una catarsi che transita per i disperati tentativi di Jerry di farsi perdonare dal figlio, fino alla grave malattia coronarica che lo porterà al decesso. Anche qui, le figure catalitiche dell'ineluttabile redenzione di Lloyd sono assegnate a personaggi femminili positivi, partendo dalle assistenti alla regia del talk, per finire all'immagine di una madre morente che suggerisce in sogno al figlio di come i morti non abbiano alcun bisogno del rancore umano per nutrire il loro ricordo. Infatti, il substrato avvelenato dell'ira che non ti abbandona mai neppure per un istante è rappresentato dalla totale incoerenza dei sentimenti, dal non saperli autenticamente riconoscere, velati come sono da un malessere esistenziale profondo, che non si spiega né sa divenire trasparente, rifiutandosi di affidarsi a mani preziose e amorevoli come quelle di una giovane, innamorata e bellissima moglie.
Di conseguenza, tutta la struttura del film si presenta come un complicato sistema di ampolle articolato ad alambicco, con serpentine di tubi, vasi di caduta e di decantazione, senza mai alcuna accelerazione nel fluire delle immagini, eccessivamente lente, con i volti marmorei degli attori che in buona sostanza presentano di se stessi sempre la stessa faccia, rifiutandosi per quanto possibile di mostrare pubblicamente quella nascosta, anche quando la morte siede con loro accanto al letto dell'agonizzante. O come le mogli che reprimono il loro dissenso parlando con i gesti, con il rifiuto severo di sottrarsi a situazioni di dolore che pur non essendo le loro, si dispongono a vivere anche in presenza della mancata delega e del riconoscimento negato da parte di chi avrebbe dovuto, per ragioni di coscienza, farsene direttamente carico. Per fortuna che c'è, esiste un catalizzatore umano, Rogers, che tesserà fiducioso e paziente la sua tela riparatrice mettendo così al sicuro dai reciproci dispiaceri le persone che si amano per davvero.
Voto: 6,5
Maurizio Bonanni