Guillermo Arriaga debutta nella regia e lo fa secondo quello schema che lo reso affermato ed originale come scrittore e sceneggiatore, formula segreta del successo di 21 grammi e Babel: scombinare le carte e la continuità temporale della narrazione per raccontare più storie che si concatenano tragicamente. Ma il gioco che gli era riuscito magistralmente con “21 grammi” e si era rinnovato felicemente con “Babel”, senza dimenticare le suggestioni di “Le tre sepolture”, rischia ora di mostrarsi ripetitivo, come se, esaurita la novità di narrare in contemporanea storie su piani temporali diversi, non restasse poi molto altro. “The Burning Plain” è più semplice, narrativamente, rispetto alle sue prove di sceneggiatore, riserva meno sorprese, procede con maggiore lentezza, non ci si libera dalla sensazione di fondo di un film, tutto sommato, convenzionale. Certo, alla fine del film e completato il puzzle, tutto appare nel suo tragico vuoto, nella sua generale angoscia e allora arriva la coltellata al cuore.
Un’algida Charlize Theron nasconde la sua disperazione interiore passando da un letto all’altro, una malinconica Kim Basinger, madre di famiglia, ritrova in una relazione extraconiugale desiderio verso il suo corpo ferito, un ragazzo e una ragazza si incontrano ad un funerale e rivivono l’amore dei genitori defunti, una bambina assiste all’incidente del padre e parte con ostilità alla ricerca della madre... Le quattro storie sono tutte unite da quell’incendio della pianura che è anche un incendio dell’anima, una devastazione dei sentimenti così come la deflagrazione devasta i campi di sorgo, una ripercussione nel tempo del dolore, dei rimorsi, un fuoco che divora inquieto, lo scoppio con cui il passato ritorna e non si cancella mai.
Attorno la desolazione vasta, infinita, bruciata dei paesaggi dentro cui si muovono anime solitarie e perse alla ricerca di un amore in cui soffocare la loro disperata tristezza.
Voto: 6
Gabriella Aguzzi