Il Cattivo Poeta
20/05/2021
di Gianluca Jodice
con: Sergio Castellitto, Francesco Patanč,Tommaso Ragno, Clotilde Courau, Fausto Russo Alesi, Massimiliano Rossi

Il “ridicolo nibelungo”. Così D’Annunzio definiva Hitler, disapprovando l’alleanza stretta da Mussolini. Ed è un D’Annunzio visto da un’angolazione meno nota quello che il film di Gianluca Jodice mette in luce. Un D’Annunzio critico nei confronti del Duce, che lo ricopre d’oro come un dente guasto, esiliato nel lusso estetizzante del Vittoriale dove è anche un uomo solo, prigioniero e spiato per le distanze da lui prese dal Fascismo e i sospetti generati.
Storicamente accurato ed usando le stesse parole del Poeta per i suoi dialoghi, il film indaga sui suoi ultimi anni di vita e si accentra sul rapporto con il giovane federale Giovanni Comini, inviato per tenerlo d’occhio ma col quale si instaura un rapporto di amicizia fino a trasmetterne gli stessi dubbi. Quello che il film mostra è un D’Annunzio in declino, non più eroico e non più amato, la nostalgia dell’uomo che era, ossessionato da incubi (la presenza dei topi), circondato dalla bellezza dei suoi oggetti in mezzo ai quali si lascia morire.
Purtroppo le intenzioni sono migliori del risultato. Nonostante la ricostruzione meticolosa – alcune inquadrature su Sergio Castellitto riflettono foto celebri e i dettagli sono posizionati con estrema cura – l’impressione che si percepisce è quella di un compito portato a termine egregiamente ma senza l’anima, quel guizzo e quella fantasia che caratterizzavano il Vate e che avrebbe amato. Manca, in breve, lo spirito dannunziano. Il resto della sceneggiatura è piatto e impostato, come impostata e di impianto teatrale è la recitazione della maggior parte degli interpreti, isolando ancor più il D’Annunzio interpretato da Castellitto con il quale si avverte la disparità. Coprodotto da Rai Cinema, lascia infatti avvertire l’impostazione televisiva e, potremmo dire, didattica, ancor più accentuata dai ritmi lenti.
Spiccano, per contro, la bella fotografia di Daniele Ciprì e le scenografie di Tonino Zera, che creano sontuosi quanto giganti e deserti ambienti di ridondanza fascista, quasi scenari allucinanti che rimpiccioliscono le figure.
Voto: 6,5
Gabriella Aguzzi