One Second

15/12/2021

di Zhang Yimou
con: Zhang Yi, Liu Haocun, Fan Wei

“One second” ha poco in comune con i precedenti più noti film del regista cinese - si pensi a  “Hero” (2002), “La foresta dei pugnali volanti” (2004), “La città proibita” (2006) o il più recente “The Great Wall” (2016), una sorta di fantasy storico con Matt Damon, Williem Dafoe e il “mandaloriano” Pedro Pascal. Certo, la mano e l’eleganza delle immagini sono quelle di “Lanterne rosse”, ma la leggerezza delle movenze dei protagonisti di “Hero” che volavano sulle punte delle spade è accantonata per un racconto ancorato alla terra e al cuore. La curiosità per questo film è alta: selezionato per il Festival di Berlino del 2019, a soli quattro giorni dalla sua anteprima, era stato ritirato ufficialmente per “problemi di post-produzione” anche se si sospettava un certo imbarazzo politico: nessun regista, per quanto famoso e affermato, ha l’ultima parola sul suo film. Nel caso di “One second” forse il vero problema è l’ambientazione della storia, tra il 1966 e 1976, durante la Rivoluzione Culturale, periodo che ha visto il Partito Comunista consolidare il proprio potere ma che ha coinciso con anni disastrosi dal punto di vista economico e sociale. Un argomento nonostante tutto ancora delicato da trattare, visto che il regista in una conferenza stampa a Berlino ha dichiarato: “This was the most complicated material I’ve ever presented. And it was the most difficult censorship process I’ve ever lived through. (…) Over the past 10 years, I’ve been asked about censorship more than any other topic. My position on censorship has not changed: film should be free.” (“Questo è il materiale più complicato che io abbia mai presentato. E si è trattato del processo di censura più arduo che io abbia mai dovuto superare. (…) Nel corso degli ultimi 10 anni, ho ricevuto più domande sulla censura che su qualsiasi altro tema. La mia posizione sulla censura è sempre la stessa: il cinema dovrebbe essere libero.”) Comunque sia, quali che siano state le ragioni (politiche, amministrative o tecniche) pare che alla fine si sia trovato un accordo e successivamente è stato proiettato fuori concorso anche se le perplessità sono rimaste e dopo due anni il film esce finalmente nelle sale con un montaggio e un minutaggio leggermente diversi (un minuto in meno). Ma di cosa parla “One second”? Senza fare spoiler il film ruota intorno al furto di una pizza della pellicola del cinegiornale di propaganda n° 22 da parte di una povera ragazzina orfana e al tentativo di recuperarla da parte di un vagabondo senza soldi che ha qualche conto in sospeso con la polizia. Ovviamente ognuno ha le proprie ragioni che si scopriranno durante la narrazione. Intanto, in un villaggio vicino, la popolazione aspetta trepidante l’arrivo del fattorino e si stringe attorno al proiezionista, chiamato da tutti Mr. Cinema e trattato con deferente rispetto, sacerdote di una moderna e laica religione. Le pizze del film arriveranno ma una sarà terribilmente danneggiata e tutto il paese, sotto la direzione di Mr. Cinema, si adopererà per il salvataggio di metri e metri di celluloide. Vedendo il film è stato impossibile non pensare ad “Alfredo”, il proiezionista interpretato da Philippe Noiret in “Nuovo Cinema Paradiso” (1988) di Tornatore. Naturalmente sono due personaggi molto diversi ma quello che li accomuna è la consapevolezza del proprio ruolo e della sacralità del cinema, della sua illusione di poter prolungare il tempo, con la sua capacità di proiettare ripetutamente le stesse immagini, fino a congelare “un secondo” in un momento eterno, nel tentativo disperato di conservare l’emozione di un granello delle infinte sabbie del tempo (e forse è proprio questo il senso del deserto che circonda i villaggi e in cui vagano i personaggi). In questo senso entrambi i film sono una dichiarazione d’amore verso il cinema, verso un’epoca, povera, ormai perduta, che aveva la magia dello stupore dell’infanzia.                

Voto: 7,5

Emilio Lo Giudice Romanengo