Diabolik
15/12/2021
di Antonio Manetti, Marco Manetti
con: Luca Marinelli, Miriam Leone, Valerio Mastrandrea

Bello visivamente ma telefonato, con la tensione narrativa di un’orata surgelata. I Manetti Bros. confezionano un film esteticamente molto affascinante ma il “più grande criminale del mondo” spara un colpo a salve o meglio, colpisce lo spettatore solo di striscio. Peccato perché personalmente avevo grandi aspettative sebbene non sia mai stato un fan di Diabolik. Dirò di più: mi dispiace non mi sia piaciuto. Sia chiaro: è un film da cinema, curatissimo nelle scenografie e per nulla televisivo nella sua messa in scena, con uno sforzo produttivo non indifferente e che ha più frecce al suo arco (come ad esempio la fotografia), ma la storia non riesce a creare mai una tensione narrativa. Per capirci senza fare spoiler ma chi vedrà il film capirà: la scena dell’armadio... l’armadio! Velato umorismo o suspense a livello di una puntata di Peppa Pig?
Il film si apre su una città immersa nel buio e nel vuoto più assoluto. All’improvviso suona l’allarme di una banca: subito entra in scena l’iconica Jaguar nera e ha inizio una caccia al ladro, dove però l’elemento più emozionante è l’auto stessa, né gli escamotage di Diabolik per sfuggire alla polizia aiutano a rendere entusiasmante la scena. Personalmente la colloco al terzo posto degli inseguimenti più scialbi, dopo quello tra le navi spaziali di Star Wars nell’ultima trilogia e, al primo posto, un inseguimento tra il padre di Homer Simpson aiutato da un tutore e altri vecchietti. È un problema di stile: il film dei Manetti non si affida solo alle immagini ma spesso integra una voce fuori campo che racconta e spiega praticamente tutto quello che accade. Se questo viene spesso (ab)usato nel linguaggio dei fumetti, con le didascalie esplicative, difficilmente risulta efficace al cinema. La spiegazione di come avverrà il colpo, soluzione, a volte necessaria, funziona nei film quando il ritmo è più serrato e le trame più fitte. Nel film dei Manetti, invece, aveva il difetto di essere superfluo.
Parliamo di Marinelli: non dico che rivoglio lo Zingaro, è un bravissimo attore ma allora perché non farlo recitare? O meglio... perché farlo recitare “così”? Quando si parla delle qualità attoriali di Bill Murray e del suo lavoro di sottrazione portato a livelli straordinari con “Lost in traslation” o in “Broken flower”, e che si può vedere anche nel recente “French dispacth”, è indubbio che Bill Murray da tempo riesca a caratterizzare i suoi personaggi con una recitazione davvero minima, quasi gli bastasse la sola presenza scenica per trasmettere qualsiasi emozione. Lo stesso tipo di recitazione è quella di Marinelli in questo film solo che appare davvero catatonica.
Anche i comprimari adottano una recitazione sullo stesso registro. Miriam Leone è bellissima e riesce ad imporsi in scena sugli altri attori e il suo personaggio è (quasi) sempre credibile ma il problema resta. Bravo anche Valerio Mastrandrea che interpreta un ispettore Ginko dal tono serio, determinato e dolente per tutto il film e risulta perfetto nel ruolo di poliziotto.
Voto: 6
Emilio Lo Giudice Romanengo