Scream

16/01/2022

di Matt Bettinelli-Olpin, Tyler Gillett
con: Neve Campbell, Marley Shelton, David Arquette, Duane Martin, Pau Masó, Jack Quaid

Nel campo musicale e in quello cinematografico la “retromania” (titolo di un saggio illuminante del critico Simon Reynolds, pubblicato una decina di anni fa) ha provocato molti danni. In particolare, la “rivalutazione a prescindere” di opere o generi del passato, e la riproposta, raramente davvero creativa e originale, degli stilemi e delle componenti che li caratterizzavano.

Questione di gusti, certamente, ma anche di un punto di vista chissà come affermatosi e diffusosi tra il grande pubblico, in base al quale ‒ e ci soffermiamo sull’ambito cinematografico ‒ a pellicole horror, thriller o fantasy un tempo apprezzate dagli estimatori, ma considerate dai più “filmetti” o “filmacci”, oggi si guarda come reliquie di un’età dell’oro (fine anni Settanta e, soprattutto, anni Ottanta) che si cerca di far rivivere sullo schermo mediante serie televisive o film.

In un simile contesto di ripescaggi, citazioni e rimandi, “Scream” scarta la prospettiva nostalgica, e si limita a mettere in scena una rimpatriata con personaggi diventati oggetto di culto: Sidney Prescott, lo sceriffo Linus e Gale Weathers, in una storia in cui le loro vicende e quelle dei giovani protagonisti si intrecciano. 

Malgrado le non rosee aspettative, il film funziona. L’omaggio agli slasher di una volta e il metacinema sono tratti costitutivi dell’opera (non potrebbe essere altrimenti), inficiati solo da qualche scena in cui il birignao utilizzato per magnificare tali pellicole diviene eccessivo, o rasenta il ridicolo.

In una produzione rivolta a un pubblico non solo di nicchia, stupisce positivamente l’abbondanza di sequenze abbastanza truculente, e di accoltellamenti che metteranno a dura prova lo stomaco degli spettatori facilmente impressionabili. I momenti di autentica tensione latitano, ma la natura concitata delle scene in cui imperversa Ghostface impediscono a “Scream” di impaludarsi nella noia. E individuare chi ha commesso gli assassini è meno facile di quanto possa sembrare.

Un appunto filologico da muovere ai registi: il sangue scorre copioso, eppure un tributo al filone degli indimenticabili Freddy Krueger, Jason Voorhees e Michael Myers non avrebbe dovuto tralasciare qualche fugace scena di nudo (espediente oggi forse anacronistico, ma che all’epoca esercitava una forte attrattiva sugli appassionati). La mentalità e le consuetudini cambiano. Nondimeno, che ai nostri giorni il corpo possa essere rappresentato straziato, ma non senza veli, magari per non urtare la sensibilità di qualcuno, ci fa rimpiangere l’audacia un po’ naïf e un po’ cialtronesca dei film che hanno ispirato opere come questa.

Voto: 7,5

Andrea Salacone