Belfast

21/02/2022

di Kenneth Branagh
con: Jude Hill, Caitriona Balfe, Jamie Dorman, Ciaran Hinds, Judi Dench

Kenneth Branagh è un regista bicefalo. Da un lato, un cinema roboante, con vorticosi movimenti di macchina (quello circolare che abbraccia e assedia un personaggio è un suo marchio di fabbrica), narcisista, che “fa cinema” di un testo teatrale o letterario attraverso una messinscena dinamica ed esagerata; e poi c’è il regista intimista, concentrato sui volti degli attori, divertente e leggero nella tristezza che racconta. In questi giorni nei cinema italiani sono presenti entrambi i suoi volti, nell’avvincente divertissement di Assassinio sul Nilo, e nel bellissimo Belfast (in sala dal 24). Facile arguire come le nostre preferenze vadano tutte per il secondo.
Belfast, 1969. Il piccolo Buddy, alter ego di Branagh, assiste ad un’incomprensibile guerra di religione, con bottiglie incendiarie, barricate, amici cattolici costretti a lasciare il quartiere e il dubbio su “quale strada dobbiamo scegliere”. Ma questa resta di sfondo ai veri problemi: i genitori in rotta per problemi economici (con il padre che torna a casa un weekend a settimana perché costretto dalla disoccupazione a lavorare in Inghilterra), la salute del nonno, e come rivolgere la parola alla compagna di scuola che tanto gli piace. La vita di famiglia, di quartiere, i consigli per la scuola e per la vita che gli regalano i nonni, la magia del cinema, la musica, l’amore tra il padre e la madre e l’amore per la città in cui è nato e cresciuto e il dolore di doversi trasferire per una vita migliore, ma dove non capiscono il tuo accento, accompagnano una pellicola lieve e agrodolce, splendidamente fotografata in bianco e nero e musicata da Van Morrison, altro grande figlio di Belfast. Ma Branagh non si limita a scrivere benissimo (la sceneggiatura è candidata all’Oscar, assieme agli interpreti, le canzoni, la regia e Belfast è in corsa come Miglior Film): ci regala anche momenti dell’altra sua personalità di regista, sprazzi virtuosistici perfettamente contestualizzati – la dinamicità con cui segue i movimenti nel quartiere, i momenti di sospensione, le inquadrature ad altezza di bambino, le “nature morte”, le improvvise esplosioni di colore quando Buddy vede un film o uno spettacolo teatrale.
Dedicato a tutti coloro che sono rimasti, a quelli che sono partiti e a quelli che si sono persi.

Voto: 8

Elena Aguzzi