Omicidio nel West End

12/10/2022

di Tom George
con: Sam Rockwell, Saoirse Ronan, Adrien Brody, Ruth Wilson, Reece Shearsmith, Harris Dickinson, David Oyelowo

“Tutti voi che avete assistito a questo spettacolo siete ora complici di un omicidio. Non raccontatene la trama, serbate il segreto”. Così finiva Trappola per topi di Agatha Christie e così finisce Omicidio nel West End, che è tutto un delizioso gioco di rimandi cinefili e letterari e ammicamenti alla celebre pièce teatrale della Regina del Giallo. Noi dunque ubbidiremo all’ordine e non sveleremo nulla della trama di questa divertentissima commedia gialla, se non dire che un delitto ha luogo mentre nel West End stanno avvenendo le repliche di Trappola per Topi e l’ispettore incaricato delle indagini viene affiancato da una giovane agente entusiasta che ha la passione per il Cinema e il vizio di balzare troppo in fretta alle conclusioni. 

Con un ritmo scoppiettante e un dialogo brillante il film fa un’elegante parodia del Giallo, con esilaranti duetti tra Sam Rockwell e Saoirse Ronan ed è una goduria per i cinefili e gli appassionati della Christie e dei gialli in genere. Riconosciamo, ad esempio, tra le location del film le case di Poirot, quella dei libri e quella della celebre serie TV, le tazze di tè scambiate di Sipario, e via così, tra chicche nascoste e continue citazioni. Mescola alla finzione personaggi reali, quali Richard Attenborough, che realmente interpretò nel West End Trappola per Topi, o il produttore cinematografico John Woolf, che era realmente sposato a Edana Romney, o la stessa Christie con tanto di marito che si presenta come esimio archeologo, così come è vera la clausola contrattuale  che fin tanto che Trappola per Topi veniva rappresentata a teatro non si poteva trarne un film. E Trappola per Topi ha continuato ad essere rappresentata ininterrottamente dalla sua “Prima” ad oggi. Questo film  cita l’opera e la omaggia, sbirciandone come dietro le quinte alcuni stralci e facendone lo specchio del mistero su cui si sta indagando.

E poi ci sono i giochi di stile: l’uso divertito dello split screen, le dissertazioni su come chiudere il film (e qui non anticipiamo altro) e sull’inutilità dei flashback mentre stiamo vedendo un flashback. Ma anche chi non sia un accanito giallista o un appassionato cinefilo può gustare a pieno il film poiché questi divertissement sono un valore aggiunto e non certo un appesantimento alla vicenda che scorre piacevole tra colpi di scena ed equivoci, tra battute fulminanti e situazioni paradossali. E con tutti gli indizi al posto giusto come in ogni giallo che si rispetti.

 

Voto: 7,5

Gabriella Aguzzi