Giovanni Veronesi ci riprova ancora con i film a episodi, ma non mi ha convinto. Se escludiamo l'esito brillante delle battute di Verdone, in splendida forma, la classica messinscena da commedia dell'equivoco del secondo episodio, complessivamente Italians, sembra deboluccio e si fa "riconoscere" per quello che è, un tentativo di suturare insieme due storie solo apparentemente simili, ma in realtà squilibrate: dal punto di vista emozionale, prima di tutto. Il primo episodio, interpretato da Castellitto e Scamarcio è fiacco, e, nonostante la solida e comprovata bravura dei due attori, si ride poco. Arriva il gran colpo di scena finale a ribaltare il destino di uno dei protagonisti, a dare uno scossone al plot, mentre nell'episodio con Verdone sembra che avvenga specularmente il contrario: si parte frizzanti, scoppiettanti, briosi, un Verdone degno dei suoi film storici, e poi, come su una nuvoletta a vapore, Veronesi vira verso un sentimentalismo un po' sciropposo, piatto e tranquillo (anche in questo secondo caso il finale riserva delle sorprese e cambierà la vita di Giulio, l'odontoiatra protagonista). Così il finale scivola via senz'arte né parte ed effettivamente, ciò che rimane più in mente allo spettatore, è quella bella "topona" russa che fa i messaggi sado-maso al nostro malcapitato Verdone, la figura del magnaccia Calzone (ben azzeccata l'interpetazione di Dario Bandiera) e le bellissime Ferrari del primo episodio.
Grande è l'apporto paesaggistico fotografato da Tani Canevari, una fantastica San Pietroburgo, che riesce a essere solare quanto basta e i deserti del Medio-Oriente che ci fanno dimenticare questo triste e rigido inverno: cieli azzurri cerulei che si riflettono negli occhi di Riccardo Scamarcio e delle stangone russe.
Da vedere per passare tutt'al più un paio d'ore in serenità.
Per l'incontro col regista e gli interpreti leggi qui
Voto: 5,5
Carlo Lock