
Non avevamo parlato, a suo tempo, di “Nemico Pubblico n.1” poiché “L’Istinto di Morte”, uscito il 13 marzo scorso piuttosto in sordina (e un gangster movie di tale ritmo e polso avrebbe meritato ben maggiore attenzione del pubblico), costituiva solo la prima parte di un film compiuto, in attesa della seconda, in distribuzione italiana da oggi e intitolata “L’Ora della Fuga”, e un film va giudicato nella sia interezza, lasciando magari adito ad un confronto tra i suoi due capitoli. Frazionare la distribuzione di un film lo penalizza: chi si fosse perso la prima metà non è stimolato a vederne la seconda, capitando a metà della storia, ma queste sono le cattive abitudini ereditate dai sequel televisivi. Tutto ciò è un vero peccato perché, come abbiamo detto subito, il film di Jean François Richet è un noir fascinoso e potente, certo uno dei migliori della Stagione, con un carismatico Vincent Cassel nel ruolo del gangster Jacques Mesrine, leggenda nella storia del crimine francese.
Una figura in ambiguo equilibrio tra lo charme del fuorilegge, consapevole del proprio destino dannato, e la totale spregiudicatezza: vanesio, istintivo, violento, un po’ folle, fiero di sé, Mesrine si getta nelle imprese più criminose ed estreme con l’entusiasmo irresponsabile di un ragazzo, sfidando l’Ordine con le sue rocambolesche fughe, cambiando complici e donne, sfogando la sua rabbia interiore e sperperando i guadagni con la leggerezza di un gioco, conforme alla figura del “delinquente gentiluomo”, vantandosi dei propri delitti, facendo di sé un idealista e illudendosi di avere una causa da servire, riconoscendo solo a tratti la meschinità in cui è immerso, fino a diventare il Nemico Pubblico N.1.
La prima parte è infatti basata sul romanzo autobiografico dello stesso Mesrine, “L’Instinct de Mort”, scritto mentre si trovava rinchiuso in carcere (perché i giornali avevano dato la prima pagina al colpo di stato in Cile anziché a lui, racconta il film, e Mesrine voleva parlare di sé, anche confessando i suoi 40 omicidi), mentre la seconda prosegue il racconto della sua vera storia raccontandone le clamorose evasioni. Una prima parte in cui Mesrine inventa se stesso a contatto con la malavita, sperimentandone i primi orrori e una seconda in cui coltiva il proprio mito, consolidando un’immagine di gangster ribelle, provocatorio e arrogante e di “uomo dai mille volti”. E proprio qui sta la sostanziale differenza tra le due parti del film: il primo è un film crudo, a tinte cupe, a flash rapidi come lo scorrere degli anni, intessuto di scene forti, il secondo si abbandona alla leggerezza dell’avventura e segue le gesta più rocambolesche di un Mesrine dai mille camuffamenti, sempre più ebbro di sé e lanciato senza freni nel suo destino di perdizione. Li riunisce la sequenza della sua spettacolare morte, “giustiziato” dalla Polizia in pieno centro di Parigi, che apre e chiude il film.
Il tutto ritmato come un thriller convulso e veloce, sempre incalzante e sorprendente, duro e appassionante, in cui domina uno straordinario Cassel in una delle sue performance più incisive e memorabili.
Voto: 7,5
Gabriella Aguzzi