Vincere
26/05/2009
di Marco Bellocchio
con: Filippo Timi, Giovanna Mezzogiorno, Michela Cescon, Pier Giorgio Bellocchio

Pare che il film di Bellocchio sia stato ispirato da una puntata di "La storia siamo noi" che trattava appunto la triste vicenda di Ida Dalser e di suo figlio Benito Albino.
Ricordo di aver visto quel documentario su Raitre e - a onor del vero - trovo che sia stato più avvincente e carico di pathos rispetto a "Vincere".
Atmosfere cupe, nebbie milanesi che sembrano quelle della Londra di Whitechapel per cui ci si aspetta l'arrivo di Jack the Ripper da un momento all'altro.
Il regista inserisce degli spezzoni d'epoca di discorsi del vero Mussolini o di cinegiornali introdotti da stacchetti pseudo-futuristi con slogan che ruotano e rotolano sullo schermo.
La colonna sonora è a volte disturbante e prorompente nel senso negativo del termine per cui negli attimi in cui stanno per venire gli occhi lucidi, timpani e fiati a dei volumi insopportabili ci fanno sobbalzare e fine del magic moment.
Filippo Timi è un giuggiolone che per entrare nella parte non trova di meglio che fare gli occhi da pazzo. La Mezzogiorno è il vero perno attorno e addosso al quale tutto si muove, una buona interpretazione anche se, a essere sinceri, riesce sempre molto bene nei ruoli da nevrotica.
Nel primo quarto del film ci sono due scene di sesso tra i protagonisti praticamente uguali tali per cui una è di troppo. Alla metà del film, Timi scompare per lasciare posto al vero Mussolini dei filmati del tempo. L'attore poi ricompare nelle vesti del figlio, Benito Albino, ma è troppo maturo e troppo corpulento per essere credibile nella parte di un ragazzo poco più che adolescente dall'aria patita come era nella realtà.
Un'occasione perduta per ciò che doveva essere un ritratto ed è invece poco più che un bozzetto.
Voto: 6
Katia Ceccarelli