I love Radio Rock
15/06/2009
di Richard Curtis
con: Phillip Seymour Hoffmann, Bill Nighy, Nick Frost, Rhys Ifans
Inghilterra, primi anni Sessanta. Da una nave fuori dalle acque territoriali, il pittoresco staff della radio pirata Radio Rock trasmette ventiquattro ore al giorno rock, pop, jazz, soul e blues, in barba alla BBC che a quelle sonorità, ritenute eversive o lascive, dedica solo due ore dell’ingessata programmazione settimanale. Teenager e appassionati di musica apprezzano, le autorità no.
In un periodo come il nostro in cui anche chi non si era mai filato la musica va in giro con gli auricolari per utilizzare il lettore MP3 o l’iPod, in cui vige la “rimozione del silenzio” (cfr. Gino Castaldo, Il buio, il fuoco, il desiderio), in cui la musica è diventata un flusso costante e indistinto spesso consumato senza avere idea di chi siano gli interpreti o sapere che origine abbia, un film come I Love Radio Rock ci sembra necessario. Per ricordarci che la musica (nel nostro caso, il rock nell’accezione più ampia) può essere indissolubilmente legata alla passione, all’esuberanza, finanche alla trasgressione; qualcosa di più di un semplice sottofondo, che ha influito sulla società anche a livello culturale, contribuendo talvolta allo svecchiamento e all’evoluzione dei costumi come nessun’altra produzione artistica.
Con I Love Radio Rock Richard Curtis ricostruisce con brio e in maniera un po’ “romanzata” le vicende di Radio Caroline (emittente libera creata dall’irlandese Ronan O’Rahilly dopo che le stazioni dell’epoca avevano rifiutato di mettere in rotazione un disco di Georgie Fame da lui finanziato) portando sullo schermo la vita di tutti i giorni a bordo di quel “jukebox” animato da disc-jockey stravaganti dediti quasi completamente al culto della musica e in aperto contrasto con l’establishment. Non basta la visione del film per rendersi conto di quanto l’esperienza delle radio pirata abbia inciso sulla vita di migliaia di teenager inglesi affamati di nuovi stimoli e di svago dopo le ristrettezze del dopoguerra. Nel libro The Restless Generation – How rock music changed the face of 1950s Britain (sottotitolo eloquente), l’esperto Pete Frame dichiara che “negli anni Cinquanta ascoltare la BBC era come guidare su una bellissima strada di campagna accanto a un camion lento che impediva di godersi il paesaggio; è andato avanti così non per qualche chilometro, per anni”; Pete Townshend, chitarrista degli Who, nel documentario Amazing Journey afferma che sintonizzarsi sulle stazioni radio pirata fu fondamentale per la sua formazione. Ebbene, I Love Radio Rock può essere un buon punto di partenza per approfondire l’argomento. Splendida la colonna sonora, con brani di artisti quali Box Tops (The Letter), Kinks (All Day And All Of The Night), Otis Redding (These Arms Of Mine), Leonard Cohen (So Long, Marianne), Donovan (Season Of The Witch), Small Faces (Lazy Sunday).
Voto: 8
Andrea Salacone