Per gli amanti degli Anime giapponesi Tonari no Totoro è da tempo un cult movie, ma il film di Miyazaki esce in distribuzione in Italia solo ora, a distanza di oltre vent' anni dalla sua realizzazione. E, in epoca di digitalizzazione e di sofisticati effetti speciali, è sorprendente come, nella sua magica semplicità, sappia destare commozione e stupore. Questo perché l’opera di Miyazaki, nella sua interezza, è uno sguardo sul mondo con l’occhio incantato dei bambini, capaci di vedere realtà nascoste dietro l’apparenza delle cose, una magico mondo parallelo animato da misteriose creature.
Certo “Il mio vicino Totoro” non ha la compiuta raffinatezza, né narrativa né grafica, dei successivi capolavori, si pensi al bosco scintillante di “Principessa Mononoke”, dove l’anima sussurrante e segreta della Natura raggiunge un fascino impalpabile, o alla visionarietà sorprendente di “La Città Incantata” e “Il Castello errante di Howl” e alle mostruose creature dell’ombra che prendono vita popolando l’universo deformato di Miyazaki. Ma la grossa creatura morbida e pelosa a cui la piccola Mei dà il nome di Totoro, sorta di spirito buono della foresta, possiede una dolcezza tutta speciale. E la storia trae il proprio fascino dalla sua stessa semplicità, vivendo su un doppio livello: da una parte la scoperta da parte delle due sorelline Satsuke e Mei, venute ad abitare in una nuova casa ai confini del bosco a causa della malattia della madre, di tutte le creature straordinarie che lo popolano, dai Nerini del Buio al Gattobus, fino al bonario misterioso Totoro, dall’altra la scoperta della difficoltà di vivere, le incomprensioni, la paura del dolore, che si affacciano al di là di quel fragile universo protetto dall’infanzia e dalla fantasia. Le scoperte degli incantesimi si accompagnano così alle scoperte della crescita, che potrebbero minarne l’esistenza o la capacità di credervi.
Voto: 7
Gabriella Aguzzi