Bastardi senza gloria
29/09/2009
di Quentin Tarantino
con: Brad Pitt, Mélanie Laurent, Christoph Waltz, Eli Roth, Diane Kruger
Francia, durante l’occupazione tedesca. Scampata per miracolo a una pattuglia guidata dal colonnello Hans Landa (il famigerato “cacciatore di ebrei”) che le ha massacrato la famiglia, Shosanna Dreyfus medita la vendetta. Intanto, i raid sanguinosi di un manipolo di soldati ebrei capeggiati dal tenente Aldo Raine mettono in seria difficoltà le più alte gerarchie naziste…
Certa critica ha ravvisato un marcato calo di ispirazione negli ultimi lavori di Quentin Tarantino: la tendenza a ripetersi e una propensione per il citazionismo cinefilo trasversale ormai scontata. Opinioni condivisibili o meno.
Del progetto Bastardi senza gloria si è parlato per tanti anni, e lo aspettavamo con grande curiosità fin da quando sulle pagine della benemerita “Nocturno” ne avevamo letto come di un ipotetico remake di Quel maledetto treno blindato, film non eccelso diretto nel 1978 da Enzo G. Castellari (il titolo originale dell’opera di Tarantino omaggia uno di quelli affibbiati al war movie del regista italiano per il mercato estero).
Be’, in barba al politically correct e ai tabù che rendono – a ragione, sia chiaro – il nazismo un argomento spinoso da trattare con estrema cautela, Bastardi senza gloria è un vero spasso, anche se forse troppo lungo e un po’ “cialtronesco”, per usare un aggettivo con cui Fernando di Leo (altro regista molto amato da Tarantino) definiva impietosamente alcune proprie produzioni.
I fatti storici vengono sapientemente stravolti e piegati alle esigenze del copione scoppiettante, e anche grazie a un cast in stato di grazia (su cui svetta Cristoph Waltz nei panni del colonnello Landa) l’autore di Le iene, Pulp Fiction e Kill Bill ci regala un altro film che non si dimenticherà facilmente. Non mancano i soliti rimandi cinefili (si va dai più ovvi Georg Wilhelm Pabst e Leni Riefenstahl ad Antonio Margheriti e ad Edwige Fenech!), ma il punto di forza dell’opera risiede nell’equilibrio tra toni seriosi e scanzonati, con almeno un paio di sequenze magistrali nel cambio di registro dal comico al drammatico (i dialoghi e le battute, brillanti nella versione originale, avranno dato di certo del filo da torcere ai doppiatori). Da non perdere.
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Voto: 8
Andrea Salacone