Motel Woodstock
09/10/2009
di Ang Lee
con: Demetri Martin, Imelda Staunton, Henry Goodman, Liev Schreiber, Emile Hirsch, Paul Dano
Ci sono due generi di grandi registi: quelli che hanno un proprio stile, talmente inconfondibile da diventare aggettivo (“felliniano”, “viscontiano”, “hitchcockiano”...), e quelli che sì, a guardare bene in filigrana hanno un fil rouge che accomuna tutte le loro opere, ma riescono ad esprimersi con ottimi risultati saltando da un genere all'altro e variando i toni in maniera mimetica: Howard Hawks, Billy Wilder, Joseph Manckievicz, per fare qualche nome. E Ang Lee.
Così, dopo aver esplorato con successo la commedia romantica, il dramma psicologico, il cine fumetto, il wuxia, il melodramma e via dicendo, eccolo approdare, altrettanto felicemente, nella commedia di costume per raccontare una storia vera che ha dell'incredibile: come nacque il famoso concerto di Woodstock.
Tutto comincia per caso o, meglio, per disperazione: il motel gestito disastrosamente dalla madre castrante e dal padre rassegnato e malaticcio è pieno di debiti, ed Elliot sacrifica tempo, denaro, carriera e libertà per mandarlo avanti e organizzare qualche attrattiva culturale che richiami turisti nella zona, che , all'infuori del latte al cacao, ha ben poco da offrire. Finché un giorno legge la notizia che un atteso concerto rock (o hippie, per il pubblico di frichettoni che attira) è stato annullato perché nessuno vuole accogliere quella “gentaglia”. Prontamente, Elliot contatta gli organizzatori e propone di farlo lì. L'affare crescerà a dismisura: porterà rogne, ma anche i celeberrimi “tre giorni di pace, amore e musica” e, per Elliot, la possibilità di cominciare a vivere la propria vita (dopo, tra l'altro, aver avuto modo di conoscere meglio i propri genitori).
Ricco di personaggi pittoreschi e situazioni esilaranti, ma anche di un certo afflato nostalgico e incantato, il film cavalca il tono della commedia leggera e picaresca, servendosi di dialoghi arguti e un composito cast di volti “veri” (scelti tra attori di culto e astri nascenti del teatro, con l'impagabile Imelda Staunton a sovrastare tutti ), non tralasciando l'accurata, quasi maniacale, ricostruzione dell'epoca, utilizzando ampiamente anche il 16 mm e lo split screen, tanto che in certi momenti sembra di essere catapultati in pieno nel documentario del '70 . Naturalmente, non mancano le musiche del concerto, a fare da sottofondo a questa scanzonata “educazione sentimentale” che celebra i giorni del sesso-droga-rocknroll, ma anche i tempi in cui bastavano una fattoria e 100.000 dollari per costruire un evento leggendario. Piacevolmente nostalgico, da vedere, ascoltare e godere, soprattutto se vi sentite a corto di divertimento intelligente.
Voto: 7,5
Elena Aguzzi