Baciami Ancora
01/02/2010
di Gabriele Muccino
con: Stefano Accorsi, Pierfrancesco Favino, Claudio Santamaria, Vittoria Puccini, Sabrina Impacciatore, Giorgio Pasotti, Marco Cocci
Dopo la parentesi hollywoodiana segnata dalla collaborazione con Will Smith, Muccino torna a girare in Italia per realizzare il sequel de L'ultimo bacio. A prima vista molti hanno etichettato i due film come due ritratti di una stessa generazione in fasi diverse della vita: la fase dei trent'anni, segnata ancora da indecisione e immaturità per gli uomini, e quella dei quarant'anni, piena di delusioni per speranze e progetti irrealizzati; in realtà il regista romano ha come unico proposito quello di raccontare storie a lui vicine, di esprimere la propria visione dell'amore e della vita.Dieci anni dopo, i personaggi sono completamente mutati: Carlo e Giulia, che sembravano aver trovato una stabilità dopo la nascita della loro bambina, Sveva, si sono invece separati; Adriano ha deciso di girare il mondo, abbandonando così il figlio di pochi mesi e sua moglie Livia, che è ora alle prese con una difficile relazione sentimentale con Paolo. Marco e Veronica si sono trasformati da una giovane coppia da poco felicemente sposata ad una moglie frustrata per la mancanza di un figlio ed un marito pieno di preconcetti che si costringe ad inquadrarsi nei valori tradizionali mentre Alberto non è cresciuto, è ancora un viveur che non ha legami stabili e che si sente oppresso da un ritmo di vita che non gli permette di essere completamente libero. Dei suoi personaggi il regista afferma “Ne L’ultimo bacio mi dicevano che le donne erano tutte isteriche e gli uomini immaturi. Oggi quegli uomini pagano i loro errori e alcune delle donne hanno capito di essere state eccessive. Altre hanno intravisto di più il senso della vita”. In realtà però quello che si desume da un film come Baciami ancora è quasi un ribaltamento di ruoli: ora sono gli uomini a farsi prendere da crisi di isteria ed ipocondria, mentre sono le donne a non sapere più cosa vogliono.
Più che un film su una generazione il lungometraggio sembra più un progetto trascinato avanti da un regista un po' narciso, reso ancora più sicuro di sé dall'esperienza americana; nell'ambizione di realizzare un seguito che non deludesse le aspettative del pubblico ma che, anzi, si presentasse come un capolavoro tecnico e registico, Muccino propina al pubblico un melodramma che egli ama definire “realistico” ma che è quanto di più costruito possa esserci. Tutto, dalla recitazione alle musiche, alle tecniche di ripresa, è teso a stupire, a conferire un senso di dramma e di tragicità che, a lungo andare, perde di profondità ed interesse. Il vero protagonista dell'intero lungometraggio è il regista stesso. Vittoria Puccini, che sostituisce Giovanna Mezzogiorno nel ruolo di Giulia, afferma «È uno che non ti molla mai, che ti sta addosso, vuole che le emozioni risultino vere e che i suoi attori osino sempre. Sul set ci massacrava e alla fine crollavamo a terra esausti supplicandolo di darci cinque minuti di pausa». Proprio per questa ossessione di realismo Muccino manipola gli attori lasciando loro poco spazio sulle scelte recitative. Il risultato lascia a desiderare: i personaggi reagiscono a situazioni diverse in maniera analoga, facendosi, cioè, cogliere da crisi isteriche, urlando e strepitando. Il migliore in campo, comunque, è indubbiamente Pierfrancesco Favino, che, più degli altri, riesce a conferire una nota soggettiva al proprio personaggio. L'atmosfera drammatica che permea tutto il film è accresciuta e resa quasi fastidiosa dalla presenza ridondante delle musiche, di cui il regista abusa, che invadono ogni singola scena e dall'incessante movimento della macchina da presa, che non si sofferma mai su un piccolo particolare, ma che scatta qua e là creando un forte senso di confusione e di disordine.
È proprio la poca attenzione alle piccole cose il difetto peggiore di Baciami ancora. Nel tentativo di raccontare la ricerca della felicità di ogni personaggio, che si realizza solo dopo errori e delusioni, Muccino carica eccessivamente il film di colpi di scena e troppi momenti drammatici: è come se ci fossero tante storie in una sola storia; insomma, si sofferma molto poco sulla riflessione, limitata alla voce fuori campo di Carlo, che si limita ad enunciare sentenze prive di originalità, preferendole l'azione. Proprio perché tutto è dramma e non si riesce a discernere la dimensione tragica da quella quotidiana anche i momenti più drammatici, che arrivano soprattutto alla fine del film, perdono di significato e di incisività.
Nonostante le molte pecche, la maggior parte delle quali causate dalle manie di grandezza del regista, ci sono alcune trovate interessanti ed originali. Molto delicati ed originali sono ad esempio i titoli di coda in cui, al posto delle solite immagini del film, si hanno le fotografie degli interpreti da bambini. Altrettanto piacevole è la canzone di Jovanotti, omonima del film e diventata, già a pochi giorni dall'uscita, un vero e proprio tormentone, che li accompagna. Tuttavia, anche se il singolo del cantante romano è orecchiabile, dopo un attacco molto gradevole e grazioso, la melodia tende a ripetersi stancamente, portando l'ascoltatore a preferire la canzone L'ultimo bacio che Carmen Consoli aveva composto per il precedente film.
Voto: 5
Chiara Di Ilio