Scusa ma ti voglio sposare

11/02/2010

di Federico Moccia
con: Raoul Bova, Michela Quattrociocche

Uscirà domani il nuovo film di Moccia “Scusa ma ti voglio sposare”, sequel di “Scusa ma ti chiamo amore”.
Ritroviamo gli stessi protagonisti, Alex ( Raoul Bova) e Niky ( Michela Quattrociocche) e la tavolata di amici.
Stavolta, assistiamo all’evoluzione della storia. Il faro è stato abbandonato, forse affittato a qualche altra coppia, e la location, ora, è un appartamento in città.
La coppia tenta la convivenza, tra vita universitaria di Niky e solito lavoro di pubblicitario per Alex.
Il quarantenne, forse vittima di andropausa, inizia ad avere visioni celestiali, purtroppo non sullo stampo di Sant’Agostino, che raggiunge la fede, ma sullo stampo Mocciano e quindi si raggiunge la demenza.
Primi piani della ventenne, illuminata da una luce divina mentre saluta al rallentatore il suo boy, o mentre è seduta ad un tavolino con le amiche, mentre Alex guarda estasiato. Amore o un acido mal digerito?
Purtroppo, amore.
C’è anche il viaggio a Parigi, e come in ogni commedia Mocciana, ci scappa una scritta su qualche struttura cittadina: prima,  “io e te, tre metri sopra il cielo”ora,  illuminato pian piano, sull’arco di un ponte,“Scusa ma ti voglio sposare”.
E la vocina di Niky,  forse parente di Rita Rusic, che commenta con “che figata!”
L’amica Olly impegnata in un atelier di moda che si destreggia in scene costruite sulla falsa riga di “Il diavolo veste Prada”, mentre l’incontro tra i futuri consuoceri  ricorda vagamente, ma solo vagamente sottolineo, “Ti presento i miei” e sequel.
Insomma, niente di originale: la banalità di Moccia condita da ricalchi maccheronici della commedia americana brillante.
Attori acerbi nell’area juniores, mentre gli amici  Pietro ( Francesco Apolloni) e Enrico ( Luca Angeletti)  con annesse donzelle alleviano il tedio generale.
Film perdibile, e soprattutto banale e stereotipato  nella descrizione dei giovani d’oggi, con un tentativo alquanto ridicolo di imbeverare la storia con versi di Keats e di letteratura inglese.
Ma Raoul, caro e vecchio Raoul, occhi blu, che fine hanno fatto i tempi di “Ultimo”? Dai, Raoul, noi crediamo in te, rinnega Moccia e credi in Pasolini.

Voto: 4

Roberta Costantini