Un detective della Omicidi del Dipartimento di Boston assiste all’uccisione della figlia davanti alla porta di casa. L’indagine lo conduce all’interno di un intricato e pericoloso caso di spionaggio industriale, portandolo a scoperchiare torbidi segreti. Questa la vicenda del thriller interpretato da Mel Gibson che ha la sua parte migliore nel tormento del padre alla caccia dell’assassino della figlia (dai sensi di colpa iniziali, quando crede di essere stato lui il bersaglio e la causa della sua morte, al desiderio di vendetta che lo muove, unica ossessione e scopo della sua esistenza), ma col procedere delle scoperte finisce con l’ingolfarsi in una trama troppo contorta e rocambolesca. Il film risente in particolare dell’essere un condensato della serie televisiva degli Anni Ottanta “Edge of Darkness” (che è anche il titolo originale del film, ben più affascinante della solita maldestra traduzione italiana) e della regia più spettacolare che introspettiva di Martin Campbell, già regista della serie TV, che sembra non essersi liberato della sindrome di Casino Royale, ovvero della propensione agli action movie conditi da complessi e contorti colpi di scena.
Mel Gibson salva molto con l’intensità di padre tormentato e Ray Winstone dà un tocco d’eleganza al suo personaggio inviato per eliminare le prove. Le emozioni ci sono, ma tutto procede secondo i canoni e con più mestiere che anima.

Voto: 6

Gabriella Aguzzi