Io sono l'Amore

22/03/2010

di Luca Guadagnino
con: Tilda Swinton, Flavio Parenti, Edoardo Gabriellini, Alba Rohrwacher, Marisa Berenson

Presentato con successo a varie mostre cinematografiche internazionali quali Venezia, Toronto, Sundance e la Berlinale, arriva finalmente nelle sale italiane “Io sono l'amore”, col quale Luca Guadagnino libera il cinema italiano dalle secche della commedia generazionale restituendogli quella dignità e quelle ambizioni autoriali che lo hanno fatto amare negli anni '60-'70.
Già il titolo, tratto da un verso dell'Andrea Chenier, la dice lunga sul tono della pellicola. La storia è incentrata su una famiglia dell'alta borghesia industriale milanese (di quelle di cui si è perso lo stampo, circondata d'arte e ancorata alle tradizioni più nobili) che si trova a fare i conti con la sensualità grazie a un cuoco provetto e passionale che incanta prima il giovane rampollo della famiglia e poi la di lui madre, con effetti devastanti. La sceneggiatura non è esemplare (un paio di buchi e qualche forzatura), la scena di sesso bucolico è abbastanza imbarazzante e i protagonisti vanno continuamente da Milano a S. Remo come fosse dietro l'angolo, ma abbiamo comunque molto apprezzato questo melodramma viscontiano (la scena iniziale del compleanno del nonno richiama da vicino La caduta degli Dei, ma non è la sola affinità), dove il cibo è veicolo dello scatenamento di passioni e tragedie, melò raffreddato da ciò che non è detto e dall'algido ambiente upper class dove si svolge (volendo, possiamo però leggere la storia in chiave pasoliniana, col guscio protettivo dell'alta borghesia industriale che viene spezzato dall'inserimento di un elemento estraneo e “bruto”). Tilda Swinton è impeccabile (come la ben ritrovata Marisa Berenson) e Milano bellissima, in particolare nelle scene iniziali sotto la neve, che regalano subito al film un fascino particolare.

Voto: 7

Elena Aguzzi

Se permettete parliamo d’amore. Tanti tipi di amore sono protagonisti di Io sono l’amore. Ma, al di là di amori più o meno classici – lei della buona borghesia che ama lo chef molto più giovane e lanciato in un luminoso futuro, la figlia innamorata di una «lei molto bella», ma che noi poco intravediamo in alcune Polaroid – ci sono altri tipi di amore. Prima di tutto quello del regista Luca Guadagnino per Milano, ripresa, oltre che in luoghi ben riconoscibili, anche con angolazioni particolari, che ne mettono in risalto gli aspetti più belli, anche di palazzi turisticamente non famosi. E poi Villa Necchi Campiglio (uno dei beni del Fai), scelta per fare da location-abitazione della famiglia di industriali borghesi (del nonno si dice a proposito del fatto che pranzava sedendosi in mensa con gli operai «gli faceva piacere fargli credere di essere uno di loro»).
E infine l’amore per il cibo, con piatti preparati da uno chef davvero famoso, Carlo Cracco del famoso ristorante milanese. Un’altra «carezza» del regista fatta con amore.

Voto: 7

Valeria Prina