
Non è certo una novità che ci sia voluto un mattacchione cinefilo come Quentin Tarantino per far (ri)scoprire al grande pubblico un gioiello del nostro cinema di genere. Una decina di anni fa, a Venezia, il regista sdoganò di fatto una cospicua parte della filmografia italiana fino a quel momento oggetto di culto di appassionati che avevano potuto conoscerla e approfondirla magari anche grazie all’operato davvero impagabile di riviste quali Amarcord e Nocturno.
Stavolta la nuova pellicola di Tarantino ci porta a parlare di Django (ripubblicato in Dvd e Blu-ray con diverse interviste come extra), bellissimo western crepuscolare di Sergio Corbucci, caratterizzato da un’atmosfera cupa e intrisa di un pessimismo inesorabile.
Il protagonista (un grande Franco Nero) è un uomo solo con la sua mitragliatrice – contenuta nella bara che si trascina sempre dietro (geniale!) – che si fa largo in un mondo in cui tutti tradiscono tutti, in cui le divisioni (buoni/cattivi; nordisti/sudisti/rivoluzionari messicani), sebbene ben marcate, sembrano di fatto scomparire perché, alla fine, è la violenza a dominare su tutto. Un mondo in cui, morto l’amore, la rivalità e la vendetta sono rimasti gli unici valori.
Corbucci si ispira ai film di Sergio Leone, ma incupisce i toni – si vedano anche l’ambientazione desolata, il villaggio in disfacimento, il fango onnipresente, il sibilo costante del vento – e accentua notevolmente la crudeltà e il sadismo (la donna frustata; il prete costretto ad ingoiare l’orecchio che gli hanno tagliato; il maggiore Jackson che per passatempo spara ai messicani come bersagli; il trattamento riservato al povero Django).
Una pellicola che all’estero ci invidiano in molti, e in cui, lo ricordiamo, hanno lavorato anche Ruggero Deodato come aiutoregista e Enzo Barboni (che ha diretto i due Trinità) come direttore della fotografia.
Molto più di una chicca per cinefili spocchiosi…
Voto: 7,5
Andrea Salacone