Borderland

04/12/2009

di Zev Berman
con: Brian Presley, Rider Strong, Jake Muxworthy, Beto Cuevas, Sean Astin, Martha Higareda, Damian Alcazar, Yosè Maria Yazpik

Anni fa, in un saggio sulla criminalità organizzata, si raccontava di un gruppo di spacciatori messicani che, attraverso l'utilizzo del Palo Mayombe si erano convinti di essere invulnerabili alle pallottole. Ora è pur vero che chiunque è libero di coltivare le convinzioni che ritiene più suggestive, ma questa pare assai vicina a quella di chi si convince di esser Napoleone. Certo, stando ai manuali di stregoneria, per costruire un Nganga efficace ci vogliono moltissimi materiali, ma nessuno nomina mai nè occhi di poliziotti e neanche sangue di americani. Dev'essere una moda recente.
Ma procediamo con ordine. Abbiamo tre giovani americani che passano la frontiera col Messico in cerca di sesso facile. Come se in Texas le prostitute scarseggiassero. Poi c'è uno psicopatico, che somiglia assai da vicino ad un gay travestito da Andy Garcia, che capeggia un gruppo di psicolabili e li induce in suo nome e prelevare parti del corpo di esseri umani mentre sono ancora vivi. Ovvio che, chiunque abbia almeno visto il primo Hostel, sa che uno dei ragazzi, in genere il più fesso del gruppo, sparirà senza lasciare traccia. E che gli altri, invece di scappare via come il vento, si metteranno a cercarlo. Con la solita grazia degli americani all'estero, cioè urlando in faccia a poliziotti che non parlano, e che neanche sarebbero tenuti a farlo nel loro paese, la sacra lingua inglese. E oltretutto colpendo a casaccio un'auto piena di cattivi con una spranga di ferro. Così tanto per rendersi simpatici anche nei paesi dove non si è ancora deciso di esportare la democrazia.
La ricerca del socio scomparso non potrebbe esser più ovvia, con gli amici preoccupati che nel frattempo fraternizzano amichevolmente con le ragazze del luogo, e i cattivi che li incrociano qua e là nei bar e per le strade.
Un poliziotto, reso pazzo da un incontro precedente con la setta degli spacciatori scoppiati, aiuterà i ragazzi, visto che la polizia neanche lo ascolta più, adesso che si è ridotto a farneticare di cadaveri prelevati dai cimiteri e di evocazioni imminenti.
L'unica ragazza che non è una prostituta si innamorerà dell'americano eroico, il quale la vuole salvare da un maleducato avventore che la credeva esattamente quello che tutti gli americani pensano che siano le ragazze messicane, bravi proprio quello!
E, infine un certo numero di nuovi candelabri combinanti con materiali deperibili, del tipo braccia umane, come le appliques di un vecchio film di Totò, farà la sua comparsa nella casa della suddetta brava ragazza di buon cuore, che sceglie di aiutare i nostri eroi, ecc, ecc.
La faccenda precipiterà nel solito copione da telefilm, e neanche le urla dei poveretti sottoposti all'uso di armi da taglio di varia misura riuscirà a svegliare lo spettatore addormentato.
Duole vedere il vecchio Sam che dalla contea del Signore degli Anelli finisce in questo buco, cosa non si fa per pagare il conto del supermercato!
Il film è anche presentato come tratto da una storia vera, che se davvero lo fosse darebbe seriamente da pensare circa la salute mentale degli spacciatori messicani. Ma quello che preoccupa maggiormente lo spettatore medio è, in questo momento, la salute mentale di chi decide la distribuzione dei film nelle nostre sale. Come è mai potuto accadere che un telefim degno di esser proiettato al massimo in seconda serata su una rete nazionale, possa invece venire distribuito nelle sale? Che cosa è accaduto ai milioni di bellisssimi film che ogni anno escono in tutto il mondo civilizzato tranne che in Italia, dove invece vediamo solo gli scarti delle grosse produzioni?
Forse sarebbe il momento di invocare un bello sciopero degli spettatori, così tanto per chiarire ai distributori che le cavolate si possono pure vedere in tv, se proprio non se ne può fare a meno, ma che almeno al cinema sarebbe il caso di mostrar qualcosa che non venga rimosso automaticamente all'accendersi delle luci in sala.

Voto: 4

Anna Maria Pelella