
Terminata sul piccolo schermo la seconda stagione di “Il Commissario Ricciardi” ritroviamo a teatro due personaggi usciti dalla penna di Maurizio Di Giovanni. Ma senza Ricciardi. E’ una storia del Brigadiere Maione e Bambinella (interpretati dagli stessi attori con cui li abbiamo conosciuti sul teleschermo, Antonio Milo e Adriano Falivene) che vediamo in scena al Teatro Menotti di Milano fino al 2 aprile, con la regia di Alessandro D’Alatri, in un intenso atto unico di 80 minuti che equilibra dramma e leggerezza, proprio come lo è l’anima dei personaggi che la vivono e lo spirito di quella Napoli disastrata eppure vitale che vi è raccontata.
E’ una storia che li porta in là di alcuni anni, quando i bombardamenti imperversano sulla città, in un sottoscala in cui ripararsi fino al cessato allarme. A loro si affianca un terzo personaggio, Melina (interpretata da Elisabetta Mirra), una ragazza che il brigadiere ha arrestato e sta scortando quando il bombardamento li costringe a trovare riparo e lì Maione si imbatte in Bambinella, suo informatore, noto travestito di Napoli. E qui balza all’occhio la prima sostanziale differenza dalla serie televisiva che dei romanzi di Di Giovanni ha colto e messo in evidenza gli aspetti più in superficie e non le profondità drammatiche: Bambinella nella serie è poco più di una macchietta, qui in palcoscenico ha ben altro spessore. Bambinella sa tutto di tutti, perché della vita ha visto e patito tanto, ma la affronta con lievità, con la sua eccentricità sopra le righe e con quella femminilità che lo ha reso un diverso ma anche una persona capace di sentire e capire più a fondo e di conoscere anche il cuore grande che il brigadiere nasconde sotto la severità della divisa. Nella sua ignoranza e superstizione conosce il mondo e le sue ferite e, a modo suo, come porvi rimedio.
Di Giovanni, di cui a teatro abbiamo visto il bellissimo Il Silenzio Grande portato poi anche al Cinema da Alessandro Gassman, sale gradualmente dalla comicità iniziale al dramma, quando Melina comincia a parlare. E a farla parlare è sempre Bambinella, nella convinzione che solo la Madonna li possa salvare dal bombardamento, ma non finché la ragazza ne nega l’esistenza. La commedia sa affrontare temi delicati quali la Fede, gli abusi, la miseria, la giustizia con toni mai pesanti e mai retorici, strappando più volte il sorriso. Peccato che il pubblico sembrasse cogliere gli aspetti più palesemente e facilmente comici e i toni più eccessivi. L’entusiasmo del caloroso applauso finale ha tuttavia giustamente salutato una gran prova di attori, che gioca sul contrappunto dei caratteri e dell’interpretazione.