Re Lear in scena all’Elfo

31/10/2023

“Appena nati piangiamo per essere venuti su questo gran teatro di pazzi”. 

Lo dice Lear sprofondato nei gorghi della pazzia in questa monumentale, immensa tragedia: la tragedia della vecchiaia, della follia, del declino inesorabile, dell’odio che spezza le famiglie, del pentimento. Una tragedia eterna, senza tempo e senza tempo quasi sempre la regia la affronta, a partire da quell’indimenticabile messa in scena di Strehler che segnò gli Anni Settanta del nostro Teatro. Shakespeare stesso non la colloca in un periodo storico preciso, è avulsa da ogni epoca ed immortale.

E senza tempo, in una tetra scala di grigi, con costumi scuri che mescolano pezzi d’armatura e giacche militari, anfibi ed abiti da sera, e una danza macabra di scheletri incoronati dipinta sui fondali, la vede la regia di Ferdinando Bruni e Francesco Forgia. Re Lear è in scena all’Elfo Puccini di Milano fino al 19 novembre e per la nona volta in cinquant’anni di storia l’Elfo incontra Shakespeare. 

La scenografia è un cumulo di macerie, il trono di cui Lear si priva una montagna di sedie scomposte e rottami. Sul nero dominante degli abiti spicca solo il rosso folgorante del sangue e contrasta il candore di Cordelia. I fondali dipinti dallo stesso Bruni ondeggiano ai venti della tempesta, folgorati dai lampi. E’ il disordine, l’accumulo insensato che pervade i personaggi di “questo gran teatro di pazzi”, trascinandoli nel delirio e in fondo al baratro. C’è chi il Matto lo fa per professione, chi pazzo si deve fingere per necessità e chi pazzo lo diventa per tormento. Il capriccio ostinato e senile di Lear degrada in una follia delirante e si placa nella desolazione del pentimento e nel lamento straziante sul cadavere della figlia ripudiata. 

In parallelo si dipana la tragedia di Gloucester e dei suoi due figli, il bastardo Edmund genio del male e il fedele Edgar, che tanti personaggi si finge e attraversa e che deve “toccare il fondo” per ergersi infine a vendicatore. Anche Gloucester viene salvato dal figlio rinnegato e solo accecato finalmente vede. E come Kent si finge un servo per restare accanto al suo Re impazzito così Edgar si finge un indemoniato e un mendico per accompagnare il padre. 

E’ la tragedia delle selvagge, avide e spietate figlie di Lear, malvagie perché stanche dei capricci di un Re volubile che alle critiche reagisce con furia, perché anch’esse rese cieche dalla brama di potere, perché perse nell’amore per Edmund per il quale si autodistruggono. E’ la tragedia dove i lamenti si infrangono contro un cielo squarciato dalla tempesta. 

Un grandioso Elio De Capitani dà volto, corpo e sofferenza a Lear e giganteggia sulla scena. Ne incarna la demenza, l’ottusità ed infine il dolore. La traduzione di Ferdinando Bruni dà scioltezza, fluidità e contemporaneità al testo senza forzarlo in alcun modo e lasciandogli al contempo tutta la potenza e la suggestione. Il tutto coadiuvato da una recitazione asciutta e altrettanto fluida e naturale da parte dell’intero cast, con solo la sbavatura di qualche forzatura comica.

Uno spettacolo potente.

Re Lear

Regia, Scene e Costumi: Ferdinando Bruni, Francesco Forgia

Con: Elio De Capitani (Lear), Elena Russo Arman (Regan), Elena Ghiaurov (Goneril), Viola Marietti  (Cordelia), Mauro Bernardi (Edgar), Mauro Lamantia (il matto), Giuseppe Lanino (Albany), Giancarlo Previati (Gloucester), Alessandro Quattro (Cornwall), Nicola Stravalaci (Oswald), Umberto Terruso (Kent), Simone Tudda (Edmund).

Gabriella Aguzzi