
Un hotel isolato dalla tormenta.
8 personaggi riuniti lì per caso (ma sarà veramente tutto un caso?)
Un omicidio annunciato alla radio (ma forse ce ne sono altri nel passato e altri in futuro?)
Un poliziotto che arriva inaspettato a investigare.
Segreti e bugie da svelare.
È “Trappola per topi”, il leggendario testo di Agatha Christie, pietra angolare di ogni trama investigativa, secondo un modello classico su cui spesso si basa la autrice. Un testo il cui meccanismo a orologeria non è perfettamente regolato (come fa l’assassino a sapere che….) e che soffre di un certo manierismo (sembra quasi una parodia del suo “Dieci piccoli indiani”) , ma che avvince e diverte col suo gioco di scoprire chi è veramente chi (e non solo l’identità dell’assassino), in quello che è un arguto esercizio di stile, dove colpevoli e innocenti sono quasi un tutt’uno, caduti nella stessa trappola.
Ed è proprio questo aspetto di commedia eccentrica che il regista Giorgio Gallione ha deciso di enfatizzare, eliminando i cliché da filodrammatica e trasformandolo quasi in una pochade, con personaggi che escono ed entrano dalle varie porte, cambiano posizione in scena, battibeccano e cadono in equivoci, non tanto allo scopo di confondere lo spettatore su alibi e occasioni, ma come in un funambolico “Albergo del libero scambio”. Una scelta coraggiosa e vorremmo dire premiante, sennonché rischia un po’ di stridere quando la trama volge in tragedia e necessita di caratterizzazioni precise e non forzate (per es., non di deve confondere l’ambiguità generale di un personaggio con quella sessuale) oltre che di interpreti sempre in quadra: Lodo Guenzi, per esempio, dona ironia e spontaneità al suo “tenente Trotter”, ma un paio di suoi colleghi esagerano nella macchietta, rischiando di far scivolare la commedia in farsa. Uno spettacolo quindi assolutamente godibile, ma che avrebbe bisogno di essere un po’ limato.