Daniel Brühl: Becoming Karl Lagerfeld

19/06/2024

La nuova, attesissima, serie Disney + è incentrata su un’icona della moda: Karl Lagerfeld. Ci riporta nel cuore degli Anni Settanta, tra amicizie, amori, rivalità, tradimenti, passioni distruttive, glamour, feste grandiose e notti parigine. Nel 1972 Karl Lagerfeld è uno stilista di prêt-à-porter, sconosciuto al grande pubblico, quando incontra e si innamora del sensuale Jacques de Bascher, un giovane dandy ambizioso e problematico. Becoming Karl Lagerfeld segue, nell’arco di sei puntate, la crescita formidabile di questa personalità complessa e iconica della couture parigina, già spinta dall’ambizione di diventare l'imperatore della moda.

A dargli vita è l’attore Daniel Brühl che abbiamo incontrato alla presentazione milanese alla Stampa presso l’Hotel Principe di Savoia.

Ma come è stato diventare Karl Lagerfeld, gli chiediamo.

“Quando interpreti un personaggio così iconico, eccentrico, misterioso, stravagante non devi entrare nella caricatura. Dovevo entrare nella mente di qualcuno che voleva essere amato, rispettato e aveva una grande paura di perdere il controllo. L’ho incontrato solo una volta anni fa, ho incontrato il personaggio che si era inventato anche per proteggersi, un po’ come Andy Wharol in un certo senso. Ho voluto quindi esplorare quest’uomo da giovane, come era diventato così , ho voluto mostrarne il lato insicuro e fragile e molto romantico. Ho iniziato leggendo tre biografie: era molto bravo nel vendere se stesso, ho studiato le sue interviste, ho incontrato suoi amici, così ho potuto scoprire dettagli che altrimenti non troveresti, ho passato molto tempo a provare in Spagna dove i miei vicini erano muli e pecore e sono stati il mio primo pubblico. Parlavo in francese con me stesso e loro mi guardavano, ma sembra abbiano apprezzato.”

Da cosa, del personaggio, è stato maggiormente colpito?

“Era un uomo coltissimo, aveva davvero letto tutti quei libri di cui parlava, ne teneva tanti sul comodino e li leggeva contemporaneamente e allo stesso tempo si mostrava superficiale. Era un creatore, un artista e allo stesso un uomo d’affari: mi piacciono le contraddizioni come attore, approfondire questi aspetti contrastanti. Anche invecchiando non aveva mai perso la curiosità, era sempre in contatto coi giovani, era l’opposto del Settecento che tanto amava”. 

Ha interpretato altri personaggi iconici, come Niki Lauda in Rush, per interpretare Karl Lagerfeld quale è stata la maggiore difficoltà?

“Cerco sempre la sfida di fare qualcosa che non ho mai fatto prima. Ma per interpretare un personaggio così iconico, ancora più iconico di Niki Lauda, non devi pensare all’immagine che hai di Karl Lagerfeld, devi farti il tuo disegno in testa e seguire il sentiero che ti sei tracciato”. 

Sente di avere qualcosa in comune con lui?

“Quel bisogno di essere ammirato e amato è un aspetto che tutti gli attori desiderano. Ma lo conosco in maniera molto più leggera. Questo riflettore su di me è ridicolo se confrontato al riflettore  su di lui, ho provato alcuni di questi sentimenti ma non in maniera così estrema. Invecchiando voglio mantenere la curiosità che Karl Lagerfeld ha mantenuto fino alla fine della vita: non voltarsi troppo indietro e mantenere la curiosità fino alla fine”.

Divertente, disponibile, Daniel Brühl parla fluentemente più lingue (“non quanto Karl Lagerfeld”, dice ridendo), frutto della cultura che gli ha dato il padre, regista di documentari, che lo ha supportato nel suo desiderio di fare l’attore. Il successo arriva con il delizioso “Goodbye Lenin!”, poi diventa protagonista di produzioni di diverse nazionalità.

“Amo esplorare diverse culture, passare i confini. Vengo da una famiglia mista, madre spagnola e padre tedesco, ho due zie francesi, teniamo questa cultura viva lavorando in Paesi diversi e in lingue diverse. Mio padre mi raccontava sempre questo episodio di Carlo V che diceva: a Dio ti rivolgi in spagnolo, all’amante in francese e al tuo cavallo in tedesco”.

Un episodio particolare dal set di questa serie televisiva?

“Un giorno ho trovato il più grande bouquet di rose che avessi mai visto in vita mia con la dedica: per Carlito da Jacques. Era un regalo di Théodore Pellerin che interpreta Jacques, ma anche un modo elegante per iniziare la relazione di seduzione tra i due personaggi. Era la prima volta in cui interpretavo una love story con un uomo e questo giovane attore era così bravo che ho chiamato mia moglie e le ho detto: sono innamorato di quest’uomo”

Che rapporto ha con la Moda?

“Ammiro gli stilisti italiani. In particolare conoscere Alessandro Sartori mi ha fatto comprendere quanto sia difficile il lavoro del fashion designer e mantenere la tua sanità e il tuo equilibrio. Da allora li ho considerati più seriamente”. 

Cosa consiglia a chi vuole intraprendere la carriera di attore?

“Chiediti per prima cosa se vuoi veramente fare l’attore. Non per diventare famoso ma per la magia di certi momenti, l’ebrezza, la febbre che ti dà la forza di superare i momenti difficili, i rifiuti, la depressione, la solitudine. Devi affrontarli e tener duro, non devi dar retta ai social media ma abbassare il suono delle voci nella tua testa”

Gabriella Aguzzi