
Già altri giovani attori promettenti lo avevano ricevuto… Riondino, Rohrwacher, Marinelli. Quest’anno il Premio Prospettiva del ShorTS IFF di Trieste (1-9 luglio, www.maremetraggio.com) è andato al ventiseienne di Castellammare di Stabia Massimiliano Caiazzo, diventato celebre per l’interpretazione di Carmine Di Salvo, detto O’ Piecoro, nella serie televisiva Mare fuori, serie dell’anno ai Nastri d'argento per la serialità e Ciak d’oro per la miglior serie e miglior attore under 30. Massimiliano è stato interprete anche nel film Piano Piano di Nicola Prosatore e nel film tv Filumena Marturano. La bellezza fresca di Scamarcio agli esordi, la spontaneità razionale di Troisi le motivazioni aggiunte per questo riconoscimento consegnato all’attore dal direttore artistico del festival tergestino Maurizio di Rienzo al teatro Miela. Ma chi è e come si è formato Massimiliano? Lo chiediamo direttamente a lui.
Come ti sei approcciato al mestiere dell’attore?
“Provengo dall’Oratorio della Chiesa del Carmine dove facevamo degli spettacolini. Appena ho visto che Gianfelice Imparato aveva aperto una scuola di recitazione mi sono iscritto, portando subito i soldi per paura di perdere il posto. La mia famiglia mi ha sostenuto. Ho studiato poco con lui perché dopo sei mesi ha abbandonato la scuola per seguire la compagnia di Luca De Filippo. Gli ho chiesto molti consigli. Non ha potuto consigliarmi se fare o meno questo lavoro ma mi ha detto che avevo tutte le carte in regola e mi ha suggerito di andare a Roma. Poi sono entrato in un’agenzia con un testo scritto da me. Per me la recitazione è un gioco, un gioco serio però: è la scoperta di un certo tipo di mondo”.
Sei diventato famoso grazie a Mare fuori, il teen drama di Rai Fiction...
“Ho fatto sette provini. Mi aveva presentato l’agenzia di Daniele nel 2019. Era presente al provino il produttore Roberto Sessa di Rai 1. Il carcere è ispirato a quello minorile di Nisida, davanti ai Campi Flegrei. Siamo un gruppo di ragazzi che cercano una strada per evadere, in tutti i sensi. Io interpreto Carmine, un personaggio con cui sono cresciuto e sto crescendo, anche se penso che siano i personaggi che scelgono gli attori. Lo ho affrontato con una consapevolezza forte. Stiamo girando la quarta serie e mancano due mesi e mezzo di riprese. Si sono susseguiti tre registi: il primo anno Carmine Elia, il secondo anno Milena Cocozza e Ivan Silvestrini e la terza stagione Ivan Silvestrini. La forza della serie sono i ragazzi ma per me i registi con cui confrontarsi”.
Parlaci del tuo ruolo nel film Piano piano, tratto da un romanzo di formazione, con Dominique Donnarumma e Antonia Truppo...
“Per il provino di Piano piano mi ero preparato per Nicola Prosatore, un personaggio a tratti esplosivo ma mi è stato chiesto di fare meno Joker. Vi è comunque un aspetto del personaggio psichedelico di Ciro. E’ un ragazzo della Napoli degli anni Ottanta. Lo abbiamo girato in sei settimane. E’ una storia alla quale tenevo e ho insistito nel fare questo film perché notavo degli spazi entro i quali si potevano raccontare le sue vulnerabilità e Ciro è un personaggio con cui si può empatizzare. E poi nel cast c’erano Lello Arena e Antonia Truppo, che è anche cosceneggiatrice, due miti. E’ ambientato nel 1987 in un quartiere napoletano di periferia, un quartiere popolare”.
Quali differenze ci sono tra Ciro e Carmine, due personaggi che non viaggiano alla luce del sole e che responsabilità senti nei confronti dei giovani?
“Rispetto a Carmine di Mare fuori, in Ciro noto la paura o il pericolo… il rischio è la paura con la quale si può cadere. Il pubblico sta cambiando e vedo che tende a non etichettare più. Ho voluto dare una fisicità a Carmine e delle piccole sfumature di dipendenza a Ciro. Faccio un mestiere che ha delle responsabilità. Volonté ha fatto una firma delle sue scelte. Carmine è un personaggio di sfida mentre Piano piano è un film transizione. Carmine Di Salvo è il figlio di quanto ho appreso sul set di Piano piano, un personaggio da creare step by step”.
Come ti approcci ai tuoi personaggi e quali sono i tuoi modelli attoriali?
“Faccio uno studio iniziale da zero del personaggio. Per preparare Carmine avevo visitato un carcere minorile e con i ragazzi avevamo fatto lo spettacolo Romeo e Giulietta e visto la partita del Napoli. I miei modelli? Difficile da dire... Luca Marinelli e Gian Maria Volonté”.
Quali sono gli aspetti positivi e negativi del successo?
“Il rischio è avere poco spazio per me. Ho qualche passatempo, la scrittura e poi dipingo con le mani con i colori acrilici”.
Cosa cerchi in un personaggio?
“Piano piano ha un tipo di tridimensionalità già nel testo. Se devo sognare ad occhi aperti vorrei interpretare un personaggio che cambia fisicamente o che ha disturbi mentali. Mi piacerebbe una sfida così. Poi mi piacerebbe avere una firma stilistica come attore”.
In Filumena Marturano, film tv di Francesco Amato, vincitore del premio Miglior film dell’anno, andato in onda su RaiPlay, hai dovuto affrontare un altro ruolo importante, Riccardo Degli Esposti...
“Da piccolo vedevo Natale in casa Cupiello. Ma vedevo anche le opere di Scarpetta. Qui interpreto uno dei tre figli di Filumena, interpretata da Vanessa Scalera. Quando mi trovo davanti a un classico mi interrogo su cosa lo scrittore voglia andare a dire, perché abbia scritto la storia. Un personaggio deve essere credibile anche nella sua insicurezza. Più è grande l’autore più è facile il ruolo dell’attore. Un vestito cambia il modo di stare, di atteggiarsi. Qui siamo nel 1950. Contemporaneamente stavo girando Mare fuori”.
Come vivi il set?
“Per me è un luogo sicuro. Ad esempio era sicuro il set della base navale della Marina militare di Napoli per Mare fuori. Una famiglia anche con Maria Pia Ammirati... una sera con difficoltà noi ragazzi ci siamo messi d’accordo per andare a mangiare una pizza assieme”.
Di recente hai girato Uonderbois di Andrea De Sica e Giorgio Romano, la nuova serie italiana di Disney+ di genere urban fantasy con cinque ragazzi tipo i Goonies...
“In un presente quasi futuribile con tocchi del passato, siamo a Napoli, una città magica. Il mio personaggio è a metà tra Robin Hood e un munaciello. La sceneggiatura è buona”.
ShorTS IFF è un festival di cortometraggi. Hai mai partecipato a un cortometraggio?
“Sì, Lui di Federico Mottica. E’ stato un buon banco di prova. Guardo con piacere i corti quando ho tempo: all’interno di un corto puoi intravvedere la crescita di un regista. E’ un buon banco di prova”.