Trent’anni senza Fellini

30/10/2023

30 anni fa ci lasciava il genio di Federico Fellini. Un autore che non sta in un articolo: per lui occorre un saggio, almeno, tanto è immenso il suo immaginario, che ha fatto la storia del cinema. C’è un aggettivo entrato nell’uso comune: “felliniano”. E il bello è che tale aggettivo può indicare molte cose. È felliniana la nostalgia autobiografica, una donna procace e volgare, una situazione magica e un po’ paradossale, un senso di malinconia e disfacimento in mezzo a una festa, un “film nel film”, un’estetica un po’ ridondante, o il mare adriatico in inverno. Perché Fellini ha da subito mostrato il proprio stile caricaturale e al contempo soffuso di dolce simpatia sin da subito, con quello “Sceicco bianco” che dondolava su un’altalena in mezzo alla spiaggia di Ostia mentre una troupe di fotoromanzo si agitava alle sue spalle. Uno stile che nasce dal suo lavoro di vignettista per il “Marc’Aurelio” e che tornerà nelle illustrazioni di tutti i personaggi ( i caratteri) dei suoi film, che nascono appunto come bozzetti, caricature; e pure le scenografie, così irrealistiche (soprattutto nella seconda parte della sua carriera, post Otto e mezzo, il film che demarca il Fellini “realista” da quello più apertamente onirico), vengono dapprima abbozzate dallo stesso Federico.

Ma se è lo stile visivo a imporsi anzitutto nell’immaginario collettivo di cinefili e cineasti, anche il lato sonoro non è da sottovalutare. Dialoghi, spesso minimali (tranne proprio in Otto e mezzo, che pecca di un eccesso di autospiegazione), che restano scolpiti nella memoria per la loro capacità di definire personaggi e situazioni in modo ironico e preciso; neologismi ( e qui rendiamo omaggio anche al genio di Ennio Flaiano, mentre con Tonino Guerra si entrerà nel mondo della vera e propria poesia); e le iconiche musiche di Nino Rota, quasi un suo alter ego per come è perfettamente riuscito il transfert artistico tra i due: e se Rota ha comunque potuto comporre con egregi risultati (anche se non altrettanto memorabili) per altri registi, Fellini non ha potuto trovare altra colonna sonora se non la sua. Potete immaginarvi Rimini (o quella sognata da Fellini, per essere più precisi) senza sentire nella vostra testa le note struggenti di “Amarcord”?  

E così, anche se per assurdo non amassimo il Cinema di Fellini (impossibile, proprio per la sua varietà: magari potrete aver trovato irritante certa autoreferenzialità o certe “esagerazioni” figurative dei suoi ultimi film, ma in tal caso potrete sempre apprezzare opere come La strada o I vitelloni), dovremmo rendere onore al fatto che molti momenti della nostra vita, molti altri film visti, molti modi di dire provengono tutti dalla mente sfolgorante, dalla vivacità, dalla curiosità, dall’amore per la 7 arte di quest’uomo. Grazie Federico. 

Filmografia essenziale consigliata: Lo sceicco bianco, I vitelloni, La strada, Il bidone (il più sottovalutato, da riscoprire), Le notti di Cabiria, La dolce vita, 8 ½, Giulietta degli spiriti (a nostro avviso un film “sbagliato” ma che dice tantissimo di lui e della sua Giulietta), Roma, Amarcord, Il Casanova di Federico Fellini, E la nave va, Ginger e Fred


Elena Aguzzi