Matrix

16/12/2023

Regia: 

Andy e Larry Wachowski

Interpreti: 

Keanu Reeves, Laurence Fishburne, Carrie-Anne Moss, Hugo Weaving

Anno: 1999

Un film d’azione, corporeo, affollato di effetti speciali originali, inseriti e giustificati in una storia movimentata, ben articolata e oliata, che scorre via liscia e non indugia quasi mai. Fantascienza come storia di finzione narrativa, complessa eppure sempre più credibile, ma il livello di lettura è soltanto quello narrativo, non c’è riflessione, non c’è ironia, tantomeno auto ironia. Siamo un filino troppo vicini a L’esercito delle dodici scimmie, manca però quella cupezza screziata di angoscia, quell’aggrovigliarsi senza speranza al proprio… Karma?

Avremmo voluto trovare un po’ più di spessore, nella riflessione su questo mondo virtuale ma non perfetto, creato per gli uomini-macchine (pensanti), qui c’era spazio per un gioco di scambi di ruoli, tra servi e padroni, un gioco di specchi che si guardano, e di allusioni, di rimandi, spazio per un po’ di metafora, per dar ragione di questa paura-angoscia da simulazione, da virtualità, che da un po’ di tempo a questa parte ossessiona il cinema (e noi tutti), basta pensare alla nitidezza di The Truman Show, il cui protagonista però pudicamente si ferma sulla soglia ri-aperta sul mondo “reale”, fuori dal guscio televisivo.

Non li abbiamo visti, questi momenti di riflessione, non c’erano, solo qualche spunto che risalta e intriga, come il momento del “risveglio” di Neo nel bozzolo, gli spettacolari passaggi da un livello all’altro (virtuale vs reale), il combattimento di Ju-Jitsu tra Neo e Morpheus, in cui però certi passaggi narrativi non si spiegano, e si danno per scontati, come la necessità di rappresentare (e quindi mostrarci) le azioni delle macchine-software sugli uomini-software.

Pazienza, ci godiamo comunque un intreccio ben congegnato, cui fa da sponda e da appoggio il gioco delle finzioni, dove mai, a parte i primi venti minuti, abbiamo dubbi su cosa è reale e cosa è virtuale, quali sono i cattivi (clonati dai buoni burberi di Men in black) e quali i buoni: questi si riconoscono perché, quando parlano, specie Morpheus, alzano la retorica al massimo volume, oppure offrono biscottini con la morale appiccicata sopra come i Baci Perugina.

In fondo in fondo gli effetti speciali sono originali, credibili e ben ingranati, Keanu Reves è un belloccio marginale-ma-non troppo (nel suo mondo virtuale) che si trasforma in un laconico e pallido pistolero saltafossi. 

Il film è godibile, con una sceneggiatura ritagliata senza troppi ghirigori, un coinvolgente film d’azione con un coinvolgente uso degli effetti speciali (se non lo avevate ancora capito…)


Davide Benedetto