Itinerari dannunziani – parte I: Fiume o morte!
06/05/2024
Un itinerario sulle orme di D’Annunzio può partire da Pescara, sua città natale, attraversare le memorie storiche dell’Impresa di Fiume e concludersi sulle sponde del Garda, al Vittoriale degli Italiani.
A Pescara è d’obbligo la visita al Museo Casa Natale di Gabriele D’Annunzio, dichiarata monumento nazionale nel 1927, ma tutta la città ricorda il Poeta, dal festival celebrativo che si svolge ogni anno ad inizio settembre allo storico edificio che fu sede della distilleria dell’Aurum, adibito a luogo di incontri culturali, fino alla Pineta dannunziana.
La casa natale sorge su Corso Manthoné, la via principale dell’antica Pescara.
Gabriele D’Annunzio nasce in questa casa il 12 marzo 1863. Vi trascorre l’infanzia fino all'età di undici anni quando, per proseguire gli studi, si trasferisce a Prato. Ci saranno successivamente brevi ritorni in Abruzzo per salutare la mamma rimasta sola in questa casa. Al piano terra si apre un piccolo e raccolto cortile, caratterizzato da un pozzetto in laterizio e si può visitare la stalla, in memoria dell’amore straordinario che Gabriele D’Annunzio nutriva per i suoi primi cavalli, Aquilino e Murgione detto Silvano.
Al primo piano dell’edificio, il percorso di visita si snoda attraverso le prime cinque stanze facendo immergere il visitatore nell’atmosfera della casa ottocentesca con gli arredi, le suppellettili, i dipinti dell’epoca: uno scrigno di ricordi e di vissuto dell’infanzia del Poeta.
I brani tratti dal Notturno, riportati sui pannelli posti nelle stanze, trasmettono l’emozione, l’affetto per questa casa e la nostalgia per gli anni dell’infanzia felice.
Nella seconda sezione del Museo troviamo il guardaroba del Poeta, uno spaccato della moda del tempo della quale fu originale e innovativo interprete. Si ammirano il cappotto rosso indossato per le battute da caccia o nelle gare ippiche, gli originali sandali dorati che completavano le mise estive. Nelle stanze successive sono le preziose prime edizioni delle sue opere, illustrate con xilografie e l’allestimento con i calchi del viso e della mano del poeta. Infine, nella stanza del Poeta Soldato sono presenti cimeli di guerra, foto d’epoca, pannelli illustrativi delle imprese belliche e le divise da generale.
Il nostro viaggio dannunziano si sposta poi oltre il confine croato, a Rijeka, o Fiume, secondo la lingua con cui vogliamo chiamare questa città che fu teatro della storica impresa dannunziana e del suo Governo di sedici mesi. Nei primi decenni del XX Secolo infatti Fiume faceva parte dell'Impero austro-ungarico e, con la fine della Prima Guerra Mondiale e la caduta dell'Impero, la città fu contesa dal neonato Stato della Jugoslavia e dall'Italia. L'insoddisfazione italiana per il fallimento delle annessioni portò al movimento popolare noto come "Irredentismo", guidato da letterati ed eroi di guerra.
I soldati italiani irredentisti hanno bisogno di una voce forte per sollevare l'opinione pubblica e chiedono aiuto a Gabriele D'Annunzio. Aiutato da soldati italiani, Arditi e irredentisti fiumani, il Vate entra a Fiume il 12 settembre 1919, per occuparla e guidarla fino alla sconfitta del dicembre 1920, passata alla storia come "Natale di sangue". Nominato governatore della città, assume il nome di Comandante. A Fiume, il 12 agosto 1920 D'Annunzio proclama la nascita della Reggenza italiana del Carnaro, l'8 settembre viene promulgata la Carta del Carnaro.
Camminando per le vie di Fiume ed ammirandone le belle architetture possiamo vedere i luoghi che ancora ne serbano il ricordo: Palazzo del Governatore dove si insediò come governatore e parlava alla folla dal balcone, la torre civica di Fiume dove sorge l’aquila bicipite che regge un’urna: questo simbolo rappresentava la secolare autonomia della città garantita dagli Asburgo, ma i legionari e gli irredentisti la decapitarono per trasformarla in un'aquila "romana" per affermare il dominio dell'Italia, che vedevano come l'erede di Roma. C'è poi il Teatro Comunale Verdi dove tenne molti comizi politici. Si chiamava già Verdi anche durante l’Impero Asburgico e viene quindi usato da D’Annunzio, successivamente viene chiuso perché rovinato dai legionari e riaperto per l’arrivo di Toscanini.
Il Teatro Fenice è più moderno ed è in questo scenario affascinante che presenta la Carta del Carnaro: fino a pochi anni fa è stato una sala cinematografica.
Suggestiva è Piazza Dante che si spalanca sul lungomare, come una piccola Trieste, ed era diventata lo scenario privilegiato per le manifestazioni così come lo è lo Stadio, tra i più pittoreschi d’Europa, che sorge tra la scogliera e il mare e fu utilizzato anche da D’Annunzio per partite di calcio tra i suoi volontari.
Nel cimitero di Cosala volle celebrare la riconciliazione tra i legionari e le truppe che li avevano attaccati nel Natale di Sangue poiché la riconciliazione consentiva ai legionari di fare ritorno.
Tappa finale il Municipio dove avevano fissato il Medaglione del Leone di San Marco per celebrare il mito della Serenissima: sogno di D’Annunzio infatti era connettere tutta la Costa Adriatica all’Italia anche se Fiume era nemica di Venezia. Questo leone è conservato nel lapidarium del Museo Storico del Litorale.
A guidarci nell’interessante giro per la città di Fiume è Federico Carlo Simonelli, autore del libro “D’Annunzio e il Mito di Fiume” (Pacini Editore). Lo abbiamo incontrato sul set del film “Fiume o morte!” di Igor Bezinović, un docufiction che racconta appunto l’impresa fiumana.
Il nostro viaggio dannunziano termina obbligatoriamente al Vittoriale degli Italiani. La “summa” dell’estetica dannunziana, dove il Vate si ritirò gli ultimi anni della sua vita come in un esilio, amareggiato e deluso. Già all'epoca circolava una storiella secondo cui Benito Mussolini avrebbe detto..." “D’Annunzio è come un dente cariato, o lo si estirpa o lo si copre d’oro” e il Vittoriale è un tripudio di accatastata eleganza, un Mausoleo che D’Annunzio costruì a se stesso ancora in vita. Dominato dalla Nave Puglia, incastonata nel parco del Vittoriale con la prua rivolta in direzione del Mare Adriatico, il parco si snoda fino a raggiungere alla sua sommità il Mausoleo attraverso un percorso labirintico che ricorda i gironi danteschi. D’Annunzio aveva sistemato lì, all’interno di arche di epoca romana, i corpi dei legionari fiumani a lui più vicini e lì desiderava essere sepolto. Quello che oggi è il Mausoleo, venne realizzato dall’architetto Maroni successivamente alla morte del poeta, proprio nel luogo dal poeta stesso prescelto, ispirandosi al modello dei sepolcri a tumulo romani.
Nel Parco, affacciato sullo splendido scenario del Lago di Garda, si trovano il Teatro all’aperto, “una conca marmorea sotto le stelle”, il Laghetto delle Danze, il Cimitero dei Cani, il Cortiletto degli Schiavoni, luogo scelto dal Poeta per ricordare l’impresa fiumana, la Limonaia e la Prioria, la casa del Vate, tanto diversa dall’ottocentesca casa natale che abbiamo visitato all’inizio di questo nostro itinerario. La Prioria è sovraccarica di oggetti, suppellettili, cimeli, immersa in una plumbea oscurità dove “l’Orbo Veggente” trascorse i suoi ultimi anni. Ma di questa andiamo a parlare nel nostro prossimo capitolo.
Gabriella Aguzzi