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La Milano di Renzo e Lucia

09/03/2021

“Renzo, salito per un di que’ valichi sul terreno più elevato, vide quella gran macchina del duomo sola sul piano, come se, non di mezzo a una città, ma sorgesse in un deserto; e si fermò su due piedi, dimenticando tutti i suoi guai, a contemplare anche da lontano quell’ottava maraviglia, di cui aveva tanto sentito parlare fin da bambino. Ma dopo qualche momento, voltandosi indietro, vide all’orizzonte quella cresta frastagliata di montagne, vide distinto e alto tra quelle il suo Resegone, si sentì tutto rimescolare il sangue, stette lì alquanto a guardar tristamente da quella parte, poi tristamente si voltò, e seguitò la sua strada.”

Tanti sono gli itinerari manzoniani, lungo “quel ramo del lago di Como” e sotto “il nostro cielo di Lombardia”. Ed un itinerario è proprio quello sulle orme di Renzo Tramaglino nei capitoli milanesi dei Promessi Sposi (XI e XXXV). Il bel tour di Milanoguida mette tre Milano a confronto: quella che è oggi davanti ai nostri occhi, quella vissuta dal Manzoni e quella descritta nel romanzo, con cenni e annotazioni precise ad indicare quanto fosse già mutata e figurarla per il lettore. Nella passeggiata ci si sofferma a leggere brani e a rimirare le architetture, si scoprono aneddoti e curiosità (lo sapevate che l’edizione illustrata del 1840 fu voluta per evitare edizioni pirata e che in un primo tempo si pensò ad Hayez come illustratore?), ed anche angoli davanti a cui si passa ogni giorni distratti, senza conoscerne la storia. Ancora più bello compierla il 7 marzo, giorno dell’anniversario della nascita di Manzoni, chiudendo il percorso davanti alla sua casa.

Lo si inizia invece lungo il superstite tratto di mura del Lazzaretto. E’ da qui che Renzo entra in Milano seguendo le indicazioni di un passante per dirigersi al convento dei Cappuccini ed è qui che ritorna due anni dopo a cercare Lucia, in una città devastata dalla peste. Accanto al muro del Lazzaretto, che un tempo occupava un enorme quadrilatero, sorge la piccola chiesa ortodossa di San Nicola, mentre l’altare che sorgeva al centro del vasto cortile è diventato, con una cupola barocca e rimaneggiamenti architettonici nel corso dei secoli, la chiesa di San Carlo al Lazzaretto. Le vie che segnano il perimetro del Lazzaretto sono intitolate a personaggi legati a quel periodo storico o a quel luogo: Alessandro Tadino, una delle principali fonti storiche a cui Manzoni si rifece per la scrittura dei Promessi Sposi, Lazzaro Palazzi, architetto del Lazzaretto, e Felice Casati, frate cappuccino che fu direttore del Lazzaretto durante la pestilenza del 1630 e che viene descritto nel romanzo, riportandone una predica sulla carità cristiana.
Sempre seguendo i passi di Renzo ci incamminiamo lungo i Bastioni, luogo nell’ottocentesca Milano manzoniana di passeggiate in carrozza, dove, al numero 1 di Corso Buenos Aires, ci attende una sorpresa, uno di quei piccoli gioielli della Milano nascosta che il nostro “Viaggiatore Curioso” ama scovare. Nel cortile all’interno di Palazzo Luraschi, dove sono state conservate quattro colonne del distrutto Lazzaretto, si possono vedere dodici busti dei personaggi dei Promessi Sposi.

Attraversiamo quindi Porta Venezia, o Porta Tosa ai tempi del Manzoni o Porta Orientale prima ancora, quando vi arrivò Renzo. “La porta consisteva in due pilastri, con sopra una tettoia, per riparare i battenti, e da una parte, una casuccia per i gabellini. I bastioni scendevano in pendìo irregolare, e il terreno era una superficie aspra e inuguale di rottami e di cocci buttati là a caso. La strada che s’apriva dinanzi a chi entrava per quella porta, non si paragonerebbe male a quella che ora si presenta a chi entri da porta Tosa. Un fossatello le scorreva nel mezzo, fino a poca distanza dalla porta, e la divideva così in due stradette tortuose, ricoperte di polvere o di fango, secondo la stagione.”
Ora Corso Venezia è un susseguirsi di splendide architetture, alcune delle quali ci fermiamo ad ammirare e che sono oggetto di altre belle passeggiate di Milanoguida. Come, tappa dell’itinerario nella Milano Liberty, il floreale Palazzo Castiglioni, chiamato ironicamente dai milanesi Ca’ di Ciapp, le cui discusse sculture furono spostate sulla facciata della clinica Columbus, o l’arco del Portalupi dietro il quale si snoda il Quadrilatero del Silenzio.
Con alle spalle i Giardini, il neogotico Museo di Storia Naturale e il Planetario, sempre opera di Piero Portalupi, ecco che una targa ci indica che lì un tempo sorgeva la colonna di San Dionigi. E così ci racconta Manzoni ed è ai piedi di quella colonna, che sorgeva tra orti e casupole, che Renzo trova abbandonati dei pani, primo indice dei tumulti di quel giorno. Al momento non lo comprende e si dice con incredula meraviglia “così lo seminano in questo paese? in quest’anno? e non si scomodano neppure per raccoglierlo, quando cade? Che sia il paese di cuccagna questo?”

Dove sorgeva il convento dei Cappuccini sorge Palazzo Saporiti, capriccio neoclassico che Gaetano Belloni commissionò allo scenografo della Scala Giovanni Perego. Era da poco costruito quando nel capitolo di Renzo a Milano Manzoni così scrive “Dove ora sorge quel bel palazzo, con quell’alto loggiato, c’era allora, e c’era ancora non son molt’anni, una piazzetta, e in fondo a quella la chiesa e il convento de’ cappuccini, con quattro grand’olmi davanti. Noi ci rallegriamo, non senza invidia, con que’ nostri lettori che non han visto le cose in quello stato: ciò vuol dire che son molto giovani, e non hanno avuto tempo di far molte corbellerie”.
Chiude Corso Venezia la Chiesa di San Babila dove Manzoni fu battezzato e al termine di Corso Vittorio Emanuele, allora Corsi dei Servi, un’altra targa indica dov’era il Prestin di Scansc, che lo stesso Manzoni traduce in Forno delle Grucce.
Il nostro Don Lisander lo salutiamo poco oltre, in piazza San Fedele, dove gli è stata eretta la statua. Chiedendoci cosa direbbe di questa sua Milano che ha cambiato volto un’altra volta e che continua a cambiarlo e ha sempre qualche segreto da rivelare.

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Gabriella Aguzzi