Speciale Kim Ki-duk
Nel nostro Speciale dedicato al regista coreano parliamo di un film, Soffio, dalla bellezza rarefatta e della nostalgia per il calore e l'originalità dei suoi primi film, precedenti la fama internazionale, che non temevano di rappresentare silenzi lunghissimi e situazioni terribili
Kim Ki-duk è un regista dalle molte sorprese. Mentre trionfa a Venezia con Pietà, ecco Amen, del 2011, un altro dei suoi esperimenti. E qui è la sua ossessione per lo sguardo a farla da padrone.
Per realizzare questo piccolo gioiello Kim usa una fotocamera digitale e una sola attrice, che segue per l’Europa in cerca di un personaggio misterioso
Per ricordare Kim Ki-duk e la sua Poesia, pubblichiamo uno Speciale dedicato al Regista con le recensioni di alcuni suoi film simbolo. Arirang, appartiene a un genere più letterario che cinematografico. Quello del diario intimo, della confessione anche impudica, a cui non sono estranee le nobili arti della recriminazione e dell’invettiva.
Una famiglia vede la propria distruzione a partire dalla violenta reazione della madre ai tradimenti del padre. Ma alla fine sarà il figlio a pagare il prezzo più alto. Abbandonata la cifra stilistica e con essa l’inutile zavorra del linguaggio parlato, Kim esplora qui i limiti del dramma familiare proprio al confine con la commedia nera. Presentato a Venezia
Continua la passione di Kim Ki-duk per il lato oscuro dell'universo femminile. In questo caso autore del soggetto e produttore, Kim Ki-duk ci offre una generosa visuale sulle sue ossessioni al femminile e affida la regia all’allievo Juhn Jaihong
Jin intaglia timbri e Ran cuce abiti. Non si conoscono, ma entrambi hanno una storia alle spalle di cui ancora combattono il ricordo. Una notte lui sogna di provocare un incidente e lei lo provoca davvero, ma non se ne ricorda. Da quel momento tra i due si crea un legame difficile da comprendere, ma che avrà effetti devastanti.
Scritto e prodotto da Kim Ki-duk, questo secondo film del suo aiuto regista Jun Jae-hong si configura, seppur nelle forme e nei modi sempre frustrati di un action-movie, come una dolorosa riflessione sull’identità coreana, irrimediabilmente divisa in due, scissa da una separazione che è sia politica che identitaria. Al Festival di Roma
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