Il film malese Abang Adik (Malaysia, 115’, 2023) si è aggiudicato il Gelso d’oro, così come meritatamente altri due premi, esordio Italian première del regista Jin Ong alla 25esima edizione del Far East Film Festival, tra i principali osservatori europei sulla cinematografica popolare asiatica. Il film vincitore dello scorso anno esce ora su grande schermo nelle nostre sale. A decretarne il trionfo, il primo della Malaysia nella storia del Festival di Udine, è stato il pubblico. Il film, denso di silenzi ma preziosamente pregno di emozioni per gli sguardi e gli abbracci tra i protagonisti, si articola in tre tempi ambientati nei sobborghi della capitale malese Kuala Lumpur. Qui si snoda la storia di due fratelli (di sangue o di elezione?), una tra le tante che si possono trovare tra i popolosi quartieri e i microcosmi di vite spesso tragiche animate dalla speranza per un futuro migliore. Questa è una di quelle storie difficili. Abang (interpretato dall’attore e modello taiwanese Wu Kang-Ren), il fratello maggiore, è un ragazzo sordomuto privo dei documenti di identità e quindi della possibilità di ottenere un impiego regolare o di avere una casa. Lavora al mercato facendo lavori di fatica. Vive in un rapporto simbiotico con il fratello minore Adi (interpretato dall’attore e cantante malaysiano di origini cinesi Jack Tan) in cerca a tutti i costi di riscatto, anche illegalmente, vendendo documenti falsi, prostituendosi e spesso finendo a botte le proprie serate. Ha anche un gran desiderio di amore, che trova in una ragazza immigrata ma destinata ad andarsene. Kuala Lumpur si mostra quale tentacolare metropoli multiculturale dove convivono più etnie; nel film infatti si parlano quattro lingue diverse: mandarino, cantonese, malese e inglese. Un incidente infrangerà il sogno di riscatto di Adik e la quotidianità di Abang. Il film è un dramma sociale che dipinge il fragile equilibrio della fratellanza in condizioni estreme, tra scarsità di cibo, ambienti malsani e l’esistenza nascosta di persone in fuga dalla società e dalla società non riconosciute. Jin Ong debutta alla regia con questo lungometraggio dopo una lunga carriera in ambito musicale e come produttore cinematografico. Il suo è un esordio pieno di umanità e non estraneo alla denuncia delle ingiustizie sociali a discapito degli invisibili.
Voto:9
Voto: 7
Michela Manente