La vita accanto

22/08/2024

di Marco Tullio Giordana
con: Beatrice Barison, Sonia Bergamasco, Paolo Pierobon, Valentina Bellè, Michela Cescon, Edoardo Coen

Ero convinto che il nostro Marco Tullio Giordana non mi avrebbe deluso e non l'ha fatto, quest'ultima pellicola mette a fuoco il doppio problema della depressione paranoide e delle turbe psichiche in generale e quello dell'emarginazione sociale dovuta a un problema fisico, in questo caso i due stati svantaggiati s'incarnano in una madre squilibrata e in sua figlia, colpevolizzata per un difetto fisico. Il regista ha deciso di dedicare questo dramma alla sua collega belga Chantal Akerman, suicidatasi qualche anno fa proprio per una depressione acuita dalla morte della madre.

Alla produzione del film ha contribuito la Regione Veneto, con il patrocinio della città di Vicenza, dov'è ambientato, a cavallo fra anni 80 e 90. Nel 1980 nasce Rebecca, la cui anomalia fisica risveglia quella psichica della madre, probabilmente latente, che si manifesta fin da subito attraverso interazioni inquietanti con la donna di casa, per esempio Maria, questo il nome della sfortunata, le intimerà di lasciar dormire la neonata mentre è sveglia e proverà a regalare alla colf il proprio abito da sposa aggiungendo: “È un peccato buttarlo”. Il comportamento tenuto con la bimba che cresce sarà ambivalente, funestato da ossessioni e sprazzi d'odio, anche con la gemella del marito che convive nella stessa villa sfarzesca i rapporti sono pessimi, tanto che nel privato la chiama con l'appellativo “mostra”. 

Fortunatamente alla bambina in età scolare verrà concesso di frequentare le scuole pubbliche dove si lega a Lucilla, l'unica disposta a sedersi accanto a lei, una sua coetanea dal carattere molto schietto e forte, forse anche troppo, la cui compagnia l'aiuterà a disinibirsi e schermarsi dalle mattane della madre. Fra le scene che toccano di più risaltano quelle dei giochi spontanei delle bambine, compresa quella in cui Rebecca gioca e parla da sola nella villa immensa concludendo: “Poverini tutti”. Il talento precoce nel piano la lega alla zia Erminia, virtuosa dello strumento, e l'aiuterà a trovare una sua dimensione, nonostante i bulli del Conservatorio: a proposito di un loro scherzo molto pesante giocato a Rebecca la zia andrà su tutte le furie e commenterà giustamente: “La gente odia il talento, odia tutto quello che non ha”. Il padre è un dottore la cui figura è aleatoria, in un'occasione giura di aver amato solo sua moglie, ma è sempre troppo accomodante nei momenti di crisi, inspiegabilmente descritto come bello e giovane.

Durante l'esame finale, Rebecca si legherà per la prima volta i capelli, atto che simbolizza la sua liberazione, il non doversi più nascondere. Quella notte, in sogno, in compagnia di Maria, la macchia scompare. La macchia è il dolore della madre, la macchia è il dolore per la madre.

La vita accanto è al contempo quella di una figlia percepita come irregolare dalla madre, quella di una persona che soffre, madre, moglie e cognata, la cui presenza aleggia costantemente sul nucleo familiare e il titolo di un'opera dai tempi giusti, dalla sceneggiatura puntuale a cui ha collaborato anche Marco Bellocchio e che, in questi tempi frenetici e superificiali, ci concede un po' di tempo per pensare e sentire.

Voto: 7,5

Fabio Giagnoni