Priscilla

27/03/2024

di Sofia Coppola
con: Jacob Elordi, Cailee Spaeny, Ari Cohen, Dagmara Dominczyk

Se le vicende rievocate in “Priscilla” si basano su fatti realmente accaduti, si può affermare con tranquillità che la storia della protagonista è stata davvero avvilente.

Il film colpisce però non tanto per gli eventi raccontati quanto per l’angolazione con cui è impostata la narrazione. Prevalgono l’ordinario, la consuetudine. Il mito di Presley è sfrondato di buona parte del fascino stupefacente con cui la sua figura e la sua musica travolgente si erano imposti all’attenzione del grande pubblico. 

Niente bagni di folla, per esempio; solo gruppetti di estimatori né troppo importuni né adoranti più del dovuto, che stazionano fuori dal cancello della ricca dimora del cantante. Che l’Elvis rappresentato dalla regista sia un’icona del rock si capisce da alcuni dettagli (le foto sui rotocalchi, l’opulenza messa in mostra in qualche scena); tutto ciò che, riguardo alla sua carriera, è stato sensazionale, liberatorio, trasgressivo ed elettrizzante per i fan dell’epoca sembra essere stato anestetizzato nella versione della Coppola.

Il Presley proposto è un giovane poco interessato agli eccessi. Non manifesta profondo interesse per la musica, e pare dedicarsi con maggiore passione alla dimensione ludica, spesso circondato dagli amici giocherelloni. Si impasticca, ma è abbastanza indifferente al sesso (atteggiamento di cui si lamenterà la protagonista). 

Assistiamo a numerose sequenze di lui e Priscilla sopra il loro letto, in pigiama. Rari momenti di intesa reciproca. La relazione e il matrimonio sono fonte di delusione e frustrazione per la giovane; inutili i tentativi della star di compensare le scarse attenzioni riservate alla presunta amata con il lusso e con i regali costosi. 

Graceland diventa una sorta di prigione, tuttavia lo sfarzo pacchiano non la rende più accogliente. Una villa sontuosa in cui affrontare una quotidianità spesso segnata dall’assenza di Elvis. Come scritto poche righe più sopra, un ordinario poco allettante, in cui la sfera emotiva ‒ purtroppo per la protagonista ‒ è inaspettatamente messa da parte. Una normalità che sovrasta il tema della fama, del successo; che mette in evidenza le mancanze della rockstar, quando, però, nell’intreccio a mancare sono in primo luogo la sua musica, le sue canzoni. 

A settant’anni dalla sua prima gloriosa incisione per la Sun Records, se ancora elogiamo Elvis Presley è per il patrimonio di interpretazioni che ci ha lasciato. Però, se il comportamento dell’uomo è stato discutibile, e davanti a una sceneggiatura che relega ai margini la sua produzione artistica (con cui ha conquistato la celebrità) e rimarca il ruolo tristemente passivo ricoperto dal personaggio principale (“moglie di”), diventa inevitabile porsi domande sul senso di un film come “Priscilla”. Una storia così può destare qualche interesse? 

Voto: 6

Andrea Salacone