Occupied City

19/10/2024

di Steve McQueen
con:

Documentario in cui le riprese della città di Amsterdam dei nostri giorni sono accompagnate da una voce fuori campo che illustra eventi avvenuti in quei luoghi durante l’occupazione nazista. 

Trasposizione visiva di un testo di Bianca Stigter, “Occupied City” è opera dagli intenti nobili penalizzata, purtroppo, dalla durata irragionevole ed estenuante. 

L’orrore causato dai nazisti, i massacri atroci perpetrati, e la progressiva violazione degli spazi pubblici, e privati, sono narrati con eccessiva esaustività: la monotonia del commento parlato (che diventa insopportabile) e la sequenza infinita di filmati girati nelle strade, nelle piazze o negli interni degli edifici sfiancano inesorabilmente lo spettatore.

Ipotizziamo che le numerose recensioni entusiastiche siano state scritte esclusivamente per rispetto al tema delicatissimo trattato (le vessazioni, le umiliazioni, le uccisioni brutali, disumane ai danni degli Ebrei). 

Quattro ore di documentario, straripanti di immagini, ma sostanzialmente prive di variazioni significative ‒ schema ricorrente: l’utilizzo degli spazi mostrati prima dell’occupazione dei nazisti; i cambiamenti e gli stravolgimenti introdotti; la tragica fine a cui andò incontro, di volta in volta, parte degli abitanti; quelle aree, oggi ‒ trasformano la visione in un supplizio. 

“Occupied City” produce, insomma, un effetto contrario a quello voluto: la tentazione di smettere di guardarlo è fortissima e vincerla ha richiesto al sottoscritto uno sforzo arduo.

Innegabile, a tratti, il potere quasi ipnotico del flusso di sequenze girate da McQueen: il contrasto tra strade deserte, o quasi prive di passanti (durante il Covid), e gremite; le inquadrature sghembe; le pattuglie che sorvegliano le persone; il fascino decadente di alcuni interni; il monumento che ricorda l’eccidio degli Ebrei (mostrato con una discrezione e un riserbo davvero toccanti). 

Tuttavia, giungere alla bella e significativa scena che conclude il film (un Bar Mitzvah) è una gara di resistenza. La prolissità ha annullato l’efficacia dell’opera. Un peccato indicibile.

Voto: 4,5

Andrea Salacone