
Ripercorriamo con Enzo Garinei l’epoca d’oro della commedia musicale che sotto il marchio Garinei e Giovannini si distinse dal musical americano
Come si conobbero Suo fratello Pietro e Sandro Giovannini e quando hanno deciso di lavorare insieme?
Pietro Garinei e Sandro Giovannini si sono incontrati in un lontano 1947-48: prima come colleghi giornalisti dei quotidiani sportivi, che erano allora Il Littoriale – l’attuale Corriere dello Sport – e la Gazzetta dello Sport – che allora si chiamava La Rosa perché aveva il colore rosa. Hanno incominciato a scrivere degli articoli insieme e sono diventati amici: poi hanno scritto anche le prime commedie satiriche, iniziando a collaborare con un giornale satirico a Roma che si chiamava Cantachiaro, un giornale tipo il Marc’Aurelio o il Bertoldo. Erano giornali umoristici che prendevano un po’ in giro gli artisti, gli sportivi e i politici: poi invece pian piano hanno cominciato a scrivere le prime riviste, da Cantachiaro a Soffia so’, e anche quelle hanno avuto un bel successo. Poi hanno proseguito scrivendo delle riviste con attori più importanti: hanno persino fatto lavorare anche Anna Magnani. Tutti gli artisti nel dopoguerra erano a Roma: non c’era altro lavoro che il cinema o il teatro, dal momento che la televisione ancora non esisteva, e poi hanno cominciato addirittura a scrivere dei programmi radiofonici. Me ne ricordo uno che si chiamava La bisarca, con Billi e Riva e la compagnia di prosa della rivista della radio: la prima si chiamava EIAR, poi si è chiamata RAI. Poi hanno scritto il primo grande spettacolo nel ’50: hanno trasformato il cinema Palazzo Sistina, in Via Sistina a Roma, con degli impresari romani in un bellissimo teatro, che poi è diventato il teatro più importante di Roma per la commedia e gli spettacoli musicali, nonché per i concerti dei grandi cantanti. Così hanno cominciato a scrivere i primi grandi copioni: il primo era appunto La bisarca, dove neanche a farlo apposta ho esordito io: avevo già cominciato a lavorare come attore nel ’47-’48, però il primo grande spettacolo l’ho fatto al Teatro Sistina alla fine del 1950. Gestendo il Teatro Sistina, loro hanno incominciato a diventare grandi produttori, scrivendo tutte le commedie musicali più importanti.
Dalla rivista alla commedia musicale, quali furono a Suo giudizio i loro lavori più rappresentativi?
La rivista era un grande spettacolo con grandi nomi - specialmente di donne come Wanda Osiris e Delia Scala - però non era ancora la grande commedia musicale, che poi hanno inventato veramente loro: c’è una grande differenza tra il musical anglosassone americano e inglese e la commedia musicale all’italiana, creata appunto da Garinei e Giovannini. La commedia aveva come padre dello spettacolo un testo scritto per essere interpretato da attori comici attori importanti: in più ci aggiungevano la musica - composta da grandi autori come Trovajoli, Kramer e Ferrio - e grandi coreografie, prima fatte da grandi americani e poi da Gino Landi e da tanti altri. C’erano anche grandi scenografie - con i costumi di Giulio Coltellacci - però alla base della commedia musicale c’era il testo: vedi Rugantino, Aggiungi un posto a tavola, Alleluja brava gente, Ciao Rudy e Se il tempo fosse un gambero. Sono tutte autentiche commedie storiche che dovevano essere interpretate da attori: il musical americano o inglese era principalmente basato sulla grande musica, però la storia era molto esile, in quanto la parte principale era il ballo e il canto. In confronto alle commedie musicali di Garinei e Giovannini c’era un forte differenza: infatti loro chiamavano quasi sempre dei grandi attori, addirittura scrivendo dei testi basati su di loro. Ciao Rudy l’hanno scritto pensando a Marcello Mastroianni, alcune commedie le hanno scritte per Dapporto e per altre hanno pensato a Johnny Dorelli: ecco che è uscita fuori Accendiamo la lampada, e ancora prima Aggiungi un posto a tavola. Senza Dorelli forse non l’avrebbero scritta: poi logicamente, essendo diventato Dorelli più anziano, ecco un'altra edizione con Scarpati e poi ancora qualche anno dopo con il figlio di Dorelli. La grande differenza tra la rivista e la commedia musicale era che la rivista era basata più sul canto, sulla musica, sulle coreografie, sui balli e le grandi scenografie. C’era Wanda Osiris che scendeva dalla scala su una mano che la sosteneva, c’erano degli sketch con Rascel, Dapporto e Gianni Agus: però erano scenette che duravano cinque o dieci minuti, ma le vere storie sono cominciate proprio con Aggiungi un posto a tavola e Rugantino.
Dopo la morte di Giovannini, quali furono secondo Lei gli spettacoli più significativi di Pietro?
Dopo la morte di Giovannini, certamente poteva essersi creato un vuoto: questo è stato riempito con collaborazioni di Gigi Magni, Iaia Fiastri, Lina Wertmuller, Terzoli e Vaime, Dino Verde e Marcello Marchesi. I più grandi spettacoli erano sorti quand’era ancora vivo Giovannini: siccome Pietro era ancora il gestore di un teatro meraviglioso qual’era il Sistina, e siccome le grandi regie erano più di Pietro che di Sandro – che era più un poeta che un regista - egli ha continuato a fare spettacoli molto belli. Se il tempo fosse un gambero, per esempio, è stato scritto senza Giovannini; I sette re di Roma è stato scritto con la collaborazione di Gigi Magni; Accendiamo la lampada è stato scritto con Iaia Fiastri; Vacanze romane è stato scritto da Pietro Garinei e altri autori… C’è stata una continuazione di grande esperienza da parte di Pietro: la sua fama era più che altro quella di grande regista, in quanto riusciva a mettere insieme dei cast straordinari e poi a fare degli spettacoli perfetti. Era anche un po’ un mecenate: i grandi spettacoli costavano cifre iperboliche, però Pietro aveva guadagnato tanto e tutto il suo guadagno lo metteva dentro il Teatro Sistina e i suoi spettacoli. La differenza si è notata meno: ad ogni modo Pietro sempre metteva le due celebri mani “Garinei e Giovannini presentano”, anche negli spettacoli dove Sandro Giovannini non c’era più perché era morto. Però lui, per un omaggio costante, metteva sempre “Garinei e Giovannini presentano” con delle belle parole nei programmi degli spettacoli.
Cosa rimane oggi dell’eredità artistica di Garinei e Giovannini secondo Lei?
È un eredità meravigliosa: gli spettacoli di Pietro e Sandro saranno richiesti anche fra venti, trenta o quarant’anni da generazioni differenti. Giovannini è morto già da quasi quarant’anni, Pietro nel maggio del 2006: eppure i loro spettacoli continuano ad avere successo. Rugantino con Brignano ha fatto esauriti per anni, Aggiungi un posto a tavola continua a girare l’Italia con la Compagnia dell’Alba: come già avevo fatto con Scarpati e con Gianluca Guidi, continuerò a interpretare il sindaco, e porteremo lo spettacolo in giro per tutta l’Italia. È un eredità – come quella di Pirandello, Goldoni, Brecht ed Eduardo – che porterà la gente a vedere il teatro: le loro commedie sono un eredità per il futuro e le nuove generazioni.