Ci lascia Olivia Newton-John, eterna fidanzata d’America, intrappolata nel personaggio della brava ragazza in un mondo semplice, moralista e al contempo selettivo, prepotente, quell’America che non aveva la minima intenzione di interrogarsi sui propri valori, tema rimandato agli anni ‘90, e che viveva di rendita dai fasti de L’uomo dal vestito grigio, con Gregory Peck e Jennifer Jones. Il sogno di un Paese in divenire sembrava a portata di mano e Olivia Newton-John ne incarnava la parte migliore, non senza ambiguità, proponendosi come adolescente dai saldi principi ma tutt’altro che emarginata. Poco successo in seguito, gli Stati Uniti stavano cambiando, si imponevano come anti-eroi del pianeta, nascevano personaggi complessi, inquietanti, sulla scia di una rediviva Susan Fayne che Philip Dick aveva profetizzato negli anni ‘50, donna irriverente, scaltra, irrequieta e sensuale, incontrollabile, lontanissima dall’ingenuità della bionda sorridente e piena di aspettative per il futuro. Un sorriso che, forse, rimarrà rivolto ad un tempo definitivamente concluso e, tutto sommato, meno idealista di quanto volesse apparire.