
Il sogno appena cominciato, è già finito. Il film inizia con la notizia della morte di Ernesto Che Guevara e giunge come presagio. Dopodiché l’affresco sessantottino e autobiografico di Michele Placido comincia come un’ onda e finisce come sfondo alle vicissitudini dei protagonisti. Sugl’anni che vanno dal ‘67 al ‘69 si sa già molto, forse tutto, ma ricordare è sempre meglio anche col rischio di cadere in luoghi comuni e stereotipi. La storia di Argentero leader carismatico del movimento studentesco alla Sapienza di Roma, Jasmine Trinca e fratelli invischiati in guai famigliari nel momento di svolta e ribellione della loro vita e il poliziotto Scamarcio che abbraccerà la causa e la passione per il teatro lasciando la divisa, si intreccia tra amori e dissapori. Placido però è impeccabile dietro la macchina da presa e confeziona un film che funziona sia nel racconto sia nella regia. La contestazione, il dramma catto-borghese, il poliziotto che ama il teatro più che il manganello, evocano, magari di striscio la famosa e scandalosa frase di Pasolini “Studenti, figli di papà … poliziotti figli dei poveri..”. Il grande sogno è rimasto tale, è tempo di riflettere.
Voto: 6,5
Andrea Dimino