
Ha emozionato orde di spettatori e soprattutto spettatrici entusiaste con le avventure di quattro singles in una delle metropoli più ambite al mondo, New York. Sex and City – telefilm di culto della HBO tra il '98 e il 2004, poi trasposto in due film omonimi del 2008 e del 2010 – viene oggi analizzato con l'accuratezza che la complessità socioculturale del prodotto avrebbe meritato da tempo: a farlo è il volume E' tutto Sex and the City. Moda, metropoli, amicizia e seduzione in una fiction televisiva (Liguori, p. 144, euro 10,90), curato da Alfonso Amendola, docente di Sociologia dei processi culturali all'Università di Salerno.
Il volume, n. 26 della collana “Mediologie”, diretta dal team di docenti composto da Gino Frezza, Alberto Abruzzese, Gianfranco Pecchinenda e Giovanni Ragone, nasce dall'attività didattica del Laboratorio di Analisi degli Audiovisivi presso il Dipartimento di Scienze della Comunicazione dell'Ateneo salernitano. L'obiettivo è “analizzare una serie televisiva che – scrive Amendola - in pochi anni è diventata un cult, una sorta di modus vivendi nel panorama mediatico, ma anche centrale nelle logiche del consumo di massa”.
Al prodotto cult il pool di studiosi, autori dei diversi saggi che compongono il testo collettaneo, ha applicato matrici teoriche “alte” e dichiarate: il Georg Simmel, primo intellettuale a comprendere il ruolo della moda nel sistema socioeconomico della modernità capitalista, Jean Baudrillard (per il tema della seduzione), George Bataille (il tema dell'erotismo), Walter Benjamin, sommo analista della metropoli.
Dal punto di vista metodologico, il libro è diviso in tre parti. Nella prima si definisce il genere: uno dei massimi esperti italiani di serialità televisiva, Sergio Brancato, individua nella expanded comedy il paradigma in cui inquadrare la serie cult, mentre Nadia Riccio si dedica ad un'acuta analisi del woman drama. Nella seconda, si sviscerano i linguaggi alla base di Sex and the City. Molto raffinato e singolare è il contributo del linguista Annibale Elia, intitolato Il polpaccio di Charlotte. Osservazioni tassonomiche sulle quattro ragazze di Sex and the City, che sembra muoversi sulle traiettorie di un'analisi chirurgica dei corpi femminili e del piacere fisico e visivo che essi procurano. La terza parte inquadra il fenomeno nell'alveo della sociologia dei processi culturali e comunicativi. Ne fa parte il saggio di Renee Capolupo che individua i processi e le tipologie di consumo. All'analisi dell'immaginario cinematografico della metropoli newyorkese prima del boom della serie è riservato il bel lavoro di Antonio Iannotta. Vincenzo Bernabei, giovane studioso di marketing e pubblicità, con arguzia critica sviluppa i processi del “branded entertainment” precisamente individuati nella serie.
Ma tra i diversi studi, ci preme sottolineare quello del curatore, Alfonso Amendola, eclettico docente esperto di videoarte, cinema, sociologia della comunicazione, creatività digitale. Il suo saggio – Cartografia di un fenomeno di massa - parte dalla constatazione che, per la prima volta nella produzione tv contemporanea, una serie si basa sul “non dicibile”, e cioè sulla narrazione dell'amore in tutte le sue sfaccettature (dalle componenti affettive e patiche al piacere fisico) in un contesto di ampia autonomia del sesso femminile. Quindi Amendola individua, con il taglio della pregnante lettura sociologica, i temi del serial: la trasformazione dell'uomo da soggetto principale ad oggetto dei desideri; l'evidenziazione di un universo femminile indipendente, “dotato di una propria soggettività, dinamicamente libero ed artefice di un pieno potere decisionale” (p. 72); l'amicizia tra donne in una società tendenzialmente maschilista; l'eleganza e la gioia di vivere delle quattro protagoniste Carrie Bradshaw (Sarah Jessica Parker), Miranda Hobbes (Cynthia Nixon), Samantha Jones (Kim Cattrall), Charlotte York (Kristin Davis). Amendola ripercorre la storia produttiva del fenomeno intermediale Sex and the City, a cominciare dalla sua genesi sulle pagine del New York Observer su cui la giornalista Candace Bushnell teneva l'omonima rubrica, da cui trasse nel 1997 il romanzo che sarà modello per tante successive opere letterarie sugli stessi argomenti portanti. Sulla scia del boom editoriale del romanzo, nel 1998 la HBO decide di produrre la serie che, valorizzando comunque elementi emersi in serie precedenti e coeve (si citano tra le altre Friends, Will & Grace, Ally McBeal, Veronica Mars), si impone per il preponderante elemento nuovo della centralità conferita all'amicizia declinata al femminile. Dato questo assai rilevante nella riflessione sulle logiche produttive della tv americana, che Amendola ricollega anche alla capacità di Sex and the City di farsi – come accaduto col romanzo – epigono di prodotti analoghi basati proprio sulle dinamiche narrative della libertà sessuale (The Secret diary of a Call girl, Sin Tetas no hay paraiso, Mujeres, Pushing Daisies, Dirt). Quindi Amendola sviscera, con grande completezza, quello che definisce “il compendio transgenerazionale e transculturale” della serie. Tra i diversi nuclei narrativi, un posto d'eccellenza è riservato, secondo l'indagine di Amendola, alla moda con i suoi marchi (tra cui primeggia Manolo Blahnik) e i suoi feticci: ma il dato interessante è che tutti gli oggetti presentati nella serie (scarpe, borse, abiti, gioielli, ecc.) è talmente dentro il sistema moda “da diventare tendenza e da creare dei potenti trend di consumo probabilmente mai prima realizzati” (p. 78). E' per tale ragione che il sociologo salernitano trasforma questo prodotto cult in uno stupefacente campo d'espressione per mettere alla prova tante delle teorie, sociologiche e non, sulla moda, dai citati Simmel e Benjamin a Thorstein Veblen, Herbert Blumer e Roland Barthes.
Un insieme di argomenti e narrazioni inserito nel cuore della quinta grande protagonista: la città di New York, maestoso coacervo di tendenze e tentazioni. Amendola fotografa la pervasività simbolica ed estetica dell'immagine metropolitana sottolineandone la forza sin dalla sigla e dai titoli di testa, per poi farsi materia e spazio significante sia del fashion, sia “dell'incontro amoroso”, sia “della felicità amicale”. Infine l'acutezza del saggista – soffermandosi proprio sul trinomio sentimento/eros/sesso – giunge a differenziare le diverse pratiche in cui questo trinomio si concretizza nei vissuti delle quattro protagoniste.
La potenza espressiva della serie consente allo studioso di rinvenirvi i germi di una coraggiosa rifondazione dell'immaginario audiovisivo della serialità televisiva contemporanea, soprattutto per aver saputo fiutare e quindi tradurre in storie e immagini “piene” le aspettative, le sensazioni e le emozioni di un pubblico sicuramente variegato e cosmopolita. Per la gioia di milioni di donne in tanti Paesi del mondo.