A brevissima distanza da “Iron Man”, tanto da offrire facilmente lo spunto per confronti e sondaggi di preferenza tra i due film e i due supereroi, ecco uscire “L’Incredibile Hulk”, nuovo film ispirato ai celebri eroi Marvel (dove l’Iron Man Robert Downey jr. appare in un cameo finale). E se spesso i Supereroi Marvel sullo schermo risultano deludenti per chi ha letto ed amato i fumetti originali (si pensi ai risultati mediocri e rinnegabili di Daredevil e I Fantastici Quattro) non è fortunatamente il caso delle ultime uscite. Già l’Hulk di Ang Lee (2003) rispettava lo stile del fumetto e aveva il suo centro nel conflitto tra il tormentato supereroe Eric Bana e il padre Nick Nolte, tendendo però all’eccesso nella parte finale. Ma “L’Incredibile Hulk”, nelle mani del regista di Action Movies Louis Leterrier, non è da considerarsi un sequel del più intellettualistico film di Ang Lee, come nel caso della saga di Spiderman: totalmente nuovo il cast (Edward Norton, William Hurt, Tim Roth, Liv Tyler ), evidente ispirazione alla serie televisiva Anni 70, con la quale il regista francese è cresciuto più che col fumetto, e una diversa atmosfera di fondo che produce, senza più profonde pretese, un equilibrato cocktail tra azione e tormento del protagonista, effetti speciali e il dilemma tra due contrastanti nature in lotta per emergere.
Quando, infatti, Stan Lee e Jack Kirby crearono Hulk nel ’62, l’idea era quella di dar vita ad un eroe incompreso che vivesse il proprio superpotere come una dannazione, una via di mezzo tra il mostro buono alla Frankenstein, che diventa cattivo perché “lo fanno arrabbiare”, e lo scienziato dalla personalità selvaggia pronta ad emergere come dottor Jeckyll e Mr. Hyde. Hulk è così eroe per forza, che vive un’eterna battaglia interna: Bruce Banner odia il mostro che è in lui e il mostro non vorrebbe tornare più ad essere il debole Banner. Fu questa doppia natura (Bruce Banner non vuole essere Hulk e vive cercando un antidoto al suo potere, ma riesce a trasformare la sua maledizione in eroismo) ad affascinare per tanti anni i lettori: la serie, inizialmente sospesa nel marzo del ’63, quando Hulk divenne protagonista dell’episodio n.12 dei Fantastici Quattro, riprese poi nel ’68 con una sola breve interruzione nel ’99. “L’Incredibile Hulk” diede poi vita alla fine degli Anni Settanta alla fortunata serie con Bill Bixby che si trasformava nel culturista Lou Ferrigno. Ed è appunto a questa serie che il nuovo film della Marvel si ispira, a partire dal titolo, risalendo all’immagine iniziale di un Hulk che, non riuscendo a liberarsi della bestia che è in lui, utilizza il suo alter ego e la sua forza bruta per “distruggere i cattivi e salvare il mondo”.
Con Edward Norton (che è anche cosceneggiatore) ad esaltarne il lato fragile e vulnerabile e la difficoltà nel gestire le passioni nascoste, e un mostro che combina l’ingenuità dell’immagine dei fumetti originari con gli strumenti moderni offerti dalla tecnologia e che conserva la voce (nell’originale) e i movimenti di Eward Norton, viene confezionato un film d’azione introspettivo ed al contempo divertente e movimentato. La prima trasformazione ha luogo già sui titoli di testa, poi troviamo Bruce Banner in Brasile, disperatamente intento a trovare un metodo per controllare la propria rabbia. La parte sentimentale, dopo il ritorno in America, cade negli stereotipi di “La bella e la bestia”, poi, come avviene per le trasformazioni di Hulk, il film comincia a scaricare adrenalina. Nemico diretto del protagonista, oltre al nemico interiore, è il militare Emil Blonsky interpretato da Tim Roth che, esaltato dall’ossessione di diventare un supersoldato, invidia a Bruce Banner quel potere da lui odiato e chiede di essere trasformato in Abominio. La lotta tra i due titani nel centro di Manhattan occupa, con i suoi 26 minuti di catastrofiche distruzioni e con sovrabbondanza di effetti speciali, la parte finale del film.